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La Camera respinge con voto segreto l'uso delle intercettazioni per Cosentino

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Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2010 alle ore 10:42.

La Camera ha respinto la richiesta di utilizzare le intercettazioni telefoniche nei confronti di Nicola Cosentino (Pdl), approvando la proposta della Giunta per le Autorizzazioni a procedere. Lo scrutinio si è svolto a voto segreto, su richiesta del Pdl. I voti favorevoli sono stati 308, i contrari 285. Il Pdl aveva chiesto il voto segreto, mentre i finiani avevano deciso di votare sì. Ufficialmente a votare no sono stati Pd, Idv, Fli, Udc e Api. Esaminando i votanti, Pdl e Lega raggiungevano 278 voti, a cui vanno aggiunti almeno circa 15 voti provenienti dalle diverse formazioni del gruppo misto, per un totale di 294. Per raggiungere la quota di 308 a favore di Cosentino serve un'altra quindicina di voti, che sono arrivati dalle formazioni che si erano pronunciate ufficialmente con dichiarazione di voto a favore dell'utilizzazione delle intercettazioni: Udc, Fli, Api, Pd e Idv.

«Avendo chiesto il Pdl il voto segreto e avendo raggiunto 308 voti con il voto segreto, non mi sembra un gran risultato, contenti loro», ha commentato il vicecapogruppo vicario di Fli rispondendo al portavoce del Pdl Capezzone che aveva parlato di autogol di Fli a proposito dell'esito del voto della Camera. Ma ci sono stati franchi tiratori anche all'interno di Fli? «I franchi tiratori - ha risposto Italo Bocchino (Fli) - per loro natura possono trovarsi ovunque, ma io ritengo che siano stati soprattutto all'interno del centrosinistra». Sicuramente, ha detto il capogruppo del Pd Dario Franceschini, non è mancato all'appello «nessuno del Pd». L'opposizione ha parlato dell'ennesima pagina buia per il paese.
«Voto inaccettabile e indecoroso», per Pier Luigi Bersani, mentre per il leader dell'Idv Antonio Di Pietro, «un Parlamento che non permette ai magistrati di accertare se un proprio componente sia una persona per bene o un affiliato alla camorra è un Parlamento che viola la Costituzione e che non ha più alcun titolo morale per rappresentare i cittadini».

Negata anche l'autorizzazione a procedere nei confronti del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, accusato di avere diffamato il leader dell'Idv Antonio Di Pietro intervenendo a una puntata della trasmissione "Porta a Porta". Il Cavaliere aveva dato del bugiardo a Di Pietro e aveva espresso dubbi sulla validità della sua laurea. A favore della proposta della Giunta per la insindacabilità delle affermazioni del presidente del Consiglio, articolata in due successive votazioni, si è espressa compatta la maggioranza. L'Udc ha votato a favore di un documento e contro un altro: atteggiamento che ha fatto infuriare Antonio Di Pietro, che ai vicini ha urlato: «Sullo stesso fatto votate una volta sì e una volta no. Un colpo al cerchio e uno alla botte. E che diamine...».

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Sul voto Cosentino soddisfatto il sottosegretario Paolo Bonaiuti. «Avevamo detto che eravamo tranquilli e sereni e il voto di oggi lo conferma perchè se sommiamo quelli dei nostri che erano assenti o in missione si vede che abbiamo tranquillamente superato quota 320». «So già che ce la facciamo», ha detto il leader della Lega, Umberto Bossi, riferendosi alla tenuta del governo quando, la prossima settimana, il Parlamento sarà chiamato a votare sul discorso che terrà il presidente del Consiglio. Cogliendo anche l'occasione per rivendicare il ministero delle Politiche agricole, oggi affidato a Galan («Ce lo daranno loro, perché siamo più bravi degli altri»).

Il relatore della giunta per le autorizzazioni, Nino Lo Presti (Fli), aveva chiesto all'aula di respingere la richiesta dei magistrati di Napoli nell'ambito delle indagini sulle attività criminali delle varie famiglie camorristiche di Casal di Principe, in provincia di Caserta. Si tratta della stessa indagine nell'ambito della quale era stata avanzata a settembre 2009 una domanda di arresto di Cosentino, negata dall'aula.

Il gruppo di Futuro e Libertà, aveva sciolto la riserva al termine di una riunione nell'ufficio del capogruppo Italo Bocchino. Ieri si erano registrate divisioni nel neonato gruppo di Futuro e Libertà: voteremo sì aveva annunciato Fabio Granata, mentre Italo Bocchino prima e Silvano Moffa avevano frenato e fatto sapere che la riunione dei deputati del Fli di questa mattina avrebbe dato la linea sul voto in aula. Qualche dubbio sul sì all'utilizzo delle intercettazioni di Nicola Cosentino sarebbe emersa nella riunione di Fli, ma alla fine «tutti hanno assicurato che voteranno per disciplina di gruppo». Il nostro sì, spiega Fabio Granata, «è dovuto a una ratio politica e a una valutazione nel merito».

La richiesta del Pdl di voto segreto è legata al balletto dei numeri della maggioranza dopo la frattura con i finiani, la prima conta in attesa del passaggio parlamentare del 28 settembre del premier. Gli ambienti parlamentari del Pdl erano infatti convinti che «con lo scrutinio segreto voteranno contro almeno 5 Udc e anche qualche finiano». Fatto che puntualmente si è verificato.

L'ex sottosegretario all'Economia, Nicola Cosentino aveva ribadito che avrebbe lasciato all'aula di Montecitorio il compito di decidere se autorizzare o meno l'uso di 46 intercettazioni telefoniche che riguardano suoi contatti con alcuni imprenditori legati alla camorra. «Mi rimetto alla decisione dell'aula - aveva detto ieri Cosentino - che deve decidere senza vincolo di mandato. Non ho nessun problema se l'assemblea dovesse autorizzare l'uso delle intercettazioni irrilevanti. Non voglio diventare un caso politico».

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