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Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2010 alle ore 18:05.
PARIGI. Tre dipendenti di un'associazione di difesa delle donne vittime di violenze coniugali, Sos Femmes, sono state licenziate per colpa grave dopo aver scambiato su Facebook opinioni sul loro datore di lavoro ritenuti «insultanti, diffamatorie e minacciose». L'episodio si è verificato a Périgueux, cittadina di 30mila abitanti in Dordogna, e riapre, non solo in Francia, il dibattito sui confini della privacy.
Da un lato ci sono le ragioni delle tre donne, che rivendicano il diritto alla libertà di espressione. Tanto più che il dialogo su Facebook era limitato agli amici, e infatti non è chiarissimo come i testi siano finiti sul tavolo della direzione di Sos Femmes, a meno di una probabile spiata che però le tre escludono. Il ricorso contro il licenziamento parla quindi di «intercettazione illecita di una comunicazione privata».
Dall'altro lato il datore di lavoro si muove apparentemente in difesa della comunità aziendale, accusando le tre dipendenti di aver espresso giudizi tali da creare «oggettive tensioni all'interno dell'impresa», rendendo impossibile la prosecuzione del rapporto contrattuale.
In mezzo c'è la magistratura. Che, dopo il fallimento di un'udienza conciliatrice tra le parti, si pronuncerà il 14 marzo prossimo. Con una sentenza destinata comunque a far rumore. E a rappresentare un importante precedente.