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Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2010 alle ore 19:50.
«Emergenze come quella del Seveso se ne registrano sempre più spesso sul territorio nazionale. Sono fenomeni che crescono in modo esponenziale in diverse città, da Roma a Torino». A dirlo è l'ingegner Bernardo De Bernardinis del Dipartimento Nazionale della Protezione civile, che in queste ore sta seguendo il caso milanese direttamente da Roma. Conosce bene questi fenomeni e invita le istituzioni a cogliere l'occasione per allargare lo sguardo su scala nazionale.
Come è possibile che le nostre città si allaghino con un solo temporale?
Oltre a Milano (dove la linea 3 della metropolitana è ancora mutilata - e lo sarà a lungo - dalla chiusura delle stazioni allagate, ndr), ci sono tre o quattro quartieri esposti al rischio esondazione anche a Roma. A Torino sono stati rialzati i ponti della Dora. Siamo intervenuti anche a Genova nel quartiere dove scorre il Fereggiano, affluente del Bisagno. In via Etnea a Catania è morta una ragazza. Questi fenomeni sono stati esasperati negli ultimi anni, in seguito alla progressiva antropizzazione urbana. Quest'ultima non è mai stata armonizzata con la radicalizzazione degli eventi naturali, sempre più imprevedibili, concentrati, violenti e improvvisi.
Quali sono le cause di questi fenomeni?
Ultimamente abbiamo cercato di aprire un dialogo con le rappresentanze degli urbanisti, come l'Istituto nazionale di urbanistica, per affrontare questo problema. Lo sviluppo urbanistico delle città, ma non solo di quelle metropolitane, non è mai stato armonizzato e il quadro normativo non è in alcun modo legato alla perimetrazione dei rischi.
In che senso?
La disciplina dell'idrologia urbana è un ramo dell'urbanistica. Finora in questo ambito hanno avuto una visione limitata e parziale. Gli sviluppi di nuovi quartieri, i nuovi reticoli urbani, non sono stati commisurati all'esistenza di pericolosità, compresi i pericoli di esondazioni. L'uso intensivo del suolo e la scarsa manutenzione degli edifici, dei sistemi fognari e dei collettanti delle acque superficiali hanno creato degli elementi di rigurgito e non sono più in grado di assorbire queste acque.
Perché non succede in altri paesi? All'estero sono riusciti a pianificare meglio l'espansione urbanistica?