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Il taglio record (20%) delle spese militari britanniche preoccupa gli Stati Uniti

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2010 alle ore 16:27.

Londra disarma e il Pentagono teme che il più forte e affidabile degli alleati perda la capacità di condurre operazioni militari su vasta scala al fianco delle forze statunitensi. L'imminente presentazione della nuova Strategic Defense Review britannica, il documento programmatico sulla politica di difesa elaborato dal governo e atteso per ottobre, definirà i tagli previsti all'apparato militare che dovrebbero avvicinarsi agli 8 miliardi di sterline su un bilancio 2010 di 40 miliardi di sterline.

Per la potenza europea, che occupa la quarta posizione nella classifica delle spese militari, dopo Stati Uniti, Cina e Giappone, si tratta di una riduzione del 20 per cento confermata dal ministro della Difesa, Liam Fox. Un taglio senza precedenti destinato ad avere un forte impatto sulle forze disponibili per le operazioni oltremare in termini di truppe e mezzi. Le indiscrezioni diffuse dalla stampa hanno dipinto scenari catastrofici per la Difesa del Regno Unito con il dimezzamento delle forze aeree da combattimento, la messa a terra di bombardieri Tornado e la svendita sul mercato dell'usato di parte dei nuovi caccia Typhoon che ridurranno per la prima volta i ranghi della Royal Air Force a meno di 200 velivoli da combattimento mentre il personale verrà ridotto di 7 mila unità.

La Royal Navy perderà almeno due sottomarini e tre navi da sbarco oltre a 2.100 militari mentre più limitati saranno i tagli all'esercito ma solo finché durerà il pressante impegno nel conflitto afghano che assorbe oggi circa 10 mila soldati di Sua Maestà. Terminato l'impegno afghano la SDR prevede un taglio di 5 mila soldati e la dismissione del 40 per cento dei suoi 9.700 veicoli corazzati e blindati. Le risorse finanziarie verranno concentrate nei programmi ritenuti irrinunciabili quali il nuovo cacciabombardiere F-35 Joint Strike Fighter), le due nuove portaerei già in costruzione e il rinnovo della flotta di quattro sottomarini nucleari lanciamissili balistici (SSBN) classe Vanguard che costituiscono il deterrente nucleare britannico.

Vale la pena ricordare che 30 anni or sono il primo governo di Margareth Thatcher varò un ampio programma di riduzione delle forze aeree e navali teso a finanziare la costruzione degli SSBN oggi da sostituire e l'acquisizione negli Usa dei missili balistici Trident. Nel 1981 alcuni analisti navali denunciarono i tagli come «il tentativo di trasformare la Royal Navy nel più grande venditore di navi usate del mondo», ma l'intero piano di tagli alla Difesa venne necessariamente annullato in seguito all'invasione argentina delle Isole Falklands e in seguito la signora Thatcher si distinse per gli incrementi al bilancio della Difesa.

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Le preoccupazioni di Washington per la perdita di capacità operative britanniche è stata discussa nei giorni scorsi da Liam Fox e il segretario alla Difesa, Robert Gates. Come riferisce il New York Times molti analisti statunitensi ritengono che Londra perderà la capacità di intervenire con forze consistenti e per periodi prolungati nelle aree di crisi considerato che l'intero apparato militare britannico conterà meno militari del solo Corpo dei Marines statunitensi (che dispone di circa 200 mila militari) . In pratica il Pentagono teme che in futuro Londra non potrà sostenere un impegno come quello attuale in Afghanistan e non potrà concentrare oltre 50 mila soldati come fece nel Golfo Persico nel 2003 per invasione dell'Iraq.

Liam Fox ha garantito che gli assetti strategici verranno mantenuti, incluse le forze speciali distintesi in Iraq e Afghanistan, ma ha ammesso che «se richiesto, potremo schierare all'estero una moderata forza di pronto impiego per un periodo considerevolmente lungo». Paul Cornish, del centro di ricerche di Chatham House, ritiene che la fretta del governo di varare i tagli alla Difesa abbia concesso poco tempo per elaborare una coerente Strategic Defense Review, di fatto dettata dal Ministero del Tesoro.

«Tagli così consistenti avranno probabilmente un impatto negativo sulla capacità del British Army di schierare e sostenere forze consistenti», sostiene Antulio J. Echevarria II, dell'Army War College statunitense. Il generale Richard Dannat, ex numero uno del British Army sottolinea che le riduzioni nelle forze terrestri comporteranno la perdita della capacità di schierare oltremare due o tre brigate sotto il comando di una divisione, come in Iraq e Afghanistan, determinando così la retrocessione dei britannici «negli eserciti europei di Serie B».

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