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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2010 alle ore 15:57.
Non vuole spaccare il partito, ma è confortato dal sostegno che il documento da lui promosso ha registrato nella base del Pd. È un Walter Veltroni battagliero quello che si presenta ai microfoni di Raitre per rispondere alle domande di Lucia Annunziata in "Mezz'ora". Ma l'ex sindaco di Roma ci tiene innanzitutto a formulare una premessa. «La leadership del Pd c'è, si chiama Bersani, non l'ho votato ma è il mio segretario, ha tutta la mia solidarietà per il lavoro che ha fatto e il mio impegno unitario. C'è una discussione politica, è bello e giusto che ci sia nel partito».
Sarebbe sbagliato, aggiunge l'ex segretario, «cercare di dividere. Ma se c'è una difficoltà ad incarnare il modello e i contenuti dell'alternativa se ne deve discutere».
Poi snocciola la sua ricetta per uscire dalla crisi. «Serve - dice - un governo che affronti due questioni: l'emergenza sociale e la riforma della legge elettorale, per poi tornare alle urne». Con quali alleati? «Con tutte le forze disponibili in Parlamento - chiarisce Veltroni - vale a dire le opposizioni assieme alle forze più responsabili». E si sofferma sul sondaggio, pubblicato oggi dal Corriere della sera, secondo cui il 46% della base del Pd mostra apprezzamento per il suo manifesto. «Non mi aspettavo quella percentuale - confessa Veltroni - ma è un risultato che mi ha confortato perché esprime un disagio reale, di cui bisogna discutere, discuterne prima e non dopo le elezioni, siamo abituati a farlo dopo e a far rotolare la testa di qualcuno dopo».
L'ex segretario ribadisce quindi le sue intenzioni: non c'è alcuna volontà di provocare una deflagrazione dei democratici. Spaccare il Pd? «Ma sta scherzando? - è la replica di Veltroni - Io l'ho fondato, è la ragione della mia vita politica, non accetto che si dica che il mio documento è un regalo a Berlusconi. Sono stato tra quelli che hanno creduto al Pd da sempre, corona il sogno politico della mia esistenza, quindi farò tutto quello che posso fare per far crescere il Pd». Ma, ribadisce ancora una volta, «non ho incarichi e non voglio averne». Ora, aggiunge, «da fuori voglio cercare di dare una mano. Ho detto che non avrei fatto agli altri quello che hanno fatto a me, cioè logorarmi ma voglio che il partito discuta» perché «più discutiamo meglio stiamo».