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Il ministro Vito: voto di fiducia dopo il discorso di Berlusconi. Casini: sfiducia a Bossi. Il premier telefona ad Alemanno

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2010 alle ore 14:26.

Domani il Parlamento sarà chiamato a esprimersi con un voto di fiducia sul discorso di Silvio Berlusconi. Ad annunciarlo è stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, che ha così sciolto l'ultimo nodo in vista del prossimo passaggio parlamentare a Montecitorio. Prima, però, spetterà al Consiglio dei ministri convocato in mattinata porre la questione di fiducia, come ha chiarito il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti. «È una scelta di chiarezza»,è il ragionamento espresso dal premier durante il vertice di Palazzo Grazioli, tuttora in corso, con lo stato maggiore del Pdl. Quanto al voto dei finiani, sarà una riunione subito dopo l'intervento del premier a decidere la linea.

Intanto, però, la dialettica all'interno della maggioranza resta molto accesa e non solo per via del voto di domani. Oggi, infatti, il premier è intervenuto a rasserenare gli animi dopo l'uscita di ieri del ministro delle Riforme, Umberto Bossi, («sono porci questi romani», traducendo l'acronimo SPQR, Senatus Populusque Romanus), che aveva fatto andare su tutte le furie il sindaco Gianni Alemanno. Inducendolo a scrivere al Cavaliere chiedendo un suo intervento sul Senatùr. E Berlusconi ha risposto e oggi, in una telefonata al primo cittadino della capitale, ha spiegato che quella di Bossi era solo una battuta, ironia ispirata a Asterix, ma che comunque è bene che il leader della Lega si comporti da ministro.

La battuta di Bossi ha però provocato la sollevazione dell'opposizione. Il Pd ha presentato una mozione di sfiducia, mentre Pier Ferdinando Casini ha già espresso la sua contrarietà e annunciatoche l'Udc voterà no al governo Berlusconi: «Se c'è la fiducia votiamo no - ha spiegato Casini - se c'è un giudizio da dare su questi due primi anni di legislatura, daremo un giudizio negativo». Se il presidente del Consiglio, invece, aggiunge, «spiegherà che vorrà fare cose che condividiamo, allora diremo bene, realizzale, presenta dei ddl e ti aiuteremo».

Parlando al termine della riunione del gruppo parlamentare a Montecitorio, alla vigilia del discorso che il premier terrà alla Camera per presentare il documento con i cinque punti programmatici della maggioranza, il leader dell'Udc ha sottolineato anche che «probabilmente» voterà si alla mozione di sfiducia individuale del Pd contro il ministro Bossi, mentre appoggerà il governo se «presenterà il quoziente familiare».

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Quanto alla conta parlamentare oggi si sono registrati nuovi cambi di casacca. Con i cinque dissidenti dell'Udc (i 4 siciliani Calogero Mannino, Francesco Saverio Romano, Giuseppe Drago, Giuseppe Ruvolo e il campano Michele Pisacane) che hanno ufficializzato la loro rottura con Casini e sono passati al gruppo misto. «La tradizione della Democrazia Cristiana - ha sottolineato l'ormai ex deputato Udc Calogero Mannino - non può essere dispersa nel Pd ed è per questo che abbiamo deciso di andare via. Noi vogliamo restare al centro dialogando con la destra: è questa la vera collocazione di chi si ispira all'esperienza democristiana». E anche nell'Api di Rutelli si contano due defezioni: Massimo Calearo e Bruno Cesario hanno lasciato il partito per rimanere nel gruppo misto. (Cl.T.)

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