Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2010 alle ore 17:45.
Mancano due giorni all'inizio della Ryder Cup, il grande appuntamento del golf internazionale, l'emozionante sfida all'ultima buca tra i migliori giocatori americani (con in testa il numero uno al mondo Tiger Woods) e i rivali europei (tra i quali i fratelli italiani Dodo e Chicco Molinari) che andrà in scena nel weekend in Galles. Il crescendo di interesse per la competizione è continuo anche al di qua dell'Atlantico mentre sale l'attenzione delle tv sportive e satellitari nel Vecchio Continente. Uno sport, il golf, che sta conquistando strati sempre più larghi di praticanti, proprio lì dove un tempo si cimentavano esclusivamente le elites. Mazze, palline e green fanno comunque parte delle abitudini di molti grandi della terra.
I presidenti degli Stati Uniti, ad esempio. Barack Obama è un appassionato di golf e sempre pronto a sfruttare, nei momenti liberi, il green della Casa Bianca fatto costruire a suo tempo dal presidente-generale Dwight Eisenhower. Gioca spesso in compagnia del suo vice Joe Biden anche se mostra uno swing piuttosto incerto e non può essere considerato un esperto di questo sport (la sua prima passione rimane il basket). Nulla a che vedere con il "fanatico" Eisenhower, inserito in maniera postuma nella World Golf Hall of Fame, ma nemmeno rispetto a John F. Kennedy, forse il migliore dei presidenti golfisti. Si esercitava spesso nel putt, anche prima di salire sull'Air Force One, il presidente Ronald Reagan, mentre hanno giocato varie volte insieme due ex leader americani, George Bush senior e George junior, padre e figlio, anche se W. si appassiona di più con il baseball e il football americano e gioca a golf molto meno di Obama (che questa estate ha fatto una partita con il sindaco di New York Michael Bloomberg nella tenuta di Martha's Vineyard).
Nonostante la squadra europea in Ryder Cup sia altamente competitiva, tra i leader politici del Vecchio Continente e il golf non c'è un feeling così spiccato come per i colleghi americani. Per un capo di stato europeo vale ancora di più presenziare a una partita del mondiale di calcio (vedi Angela Merkel e Josè Zapatero) piuttosto che calcare il green. Paradossalmente sono curiose le storie di altri leader mondiali, spesso di paesi cosiddetti comunisti. Hugo Chavez, il nerboruto leader venezuelano, ha fatto una battaglia contro il golf "sport borghese", - voleva costruire nei campi da golf case popolari e infrastrutture - salvo essersi fatto a suo tempo fotografare con mazza e pallina. Opposto l'atteggiamento di Raul Castro, a Cuba, il quale ha garantito a una decina di investitori stranieri (spagnoli, canadesi, britannici, perfino vietnamiti) l'appoggio per fare dell'isola un paradiso del golf.