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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2010 alle ore 14:59.
Una, dieci, cento Adro. La "valanga verde" avanza in provincia di Brescia. La punta dell'iceberg, sotto i riflettori ormai da più di 10 giorni, è la scuola del comune franciacortino, in provincia di Brescia, al centro della polemica perché marchiata dagli stessi simboli presenti nel logo della Lega Nord.
Allargando lo sguardo alle altre amministrazioni comunali della provincia, però, non si contano più, da 2 anni a questa parte, le ordinanze, i bandi di concorso, i regolamenti comunali nel segno di una pretesa difesa della "padanità" del territorio. In fondo anche Oscar Lancini, sindaco di Adro, prima di macchiare di verde l'istituto dedicato a Gianfranco Miglio, ha iniziato in questo modo. Nel 2006 un accordo integrativo firmato dal Comune di Adro prometteva ai vigili urbani un bonus di 500 euro per ogni clandestino arrestato e portato in questura. E già all'epoca, grazie a questa pensata, Lancini si era conquistato i titoli sui principali quotidiani italiani. Da lì in poi è stata un'escalation. L'anno scorso è esploso il caso della mensa negata ai bambini i cui genitori non pagavano la retta. Poche settimane fa, la nota vicenda del sole delle alpi.
È passato poco più di un anno dalle elezioni che hanno visto il trionfo, in Provincia, dell'ex sottosegretario leghista Daniele Molgora, capace di raccogliere 381.497 voti, il 55,5% delle preferenze. Più del doppio dei 154mila voti dello sfidante Diego Peli (Pd-Sinistra per la Provincia di Brescia), fermo al 22,5 per cento. Una valanga di preferenze che continua ad aumentare. Negli ultimi mesi il consenso della Lega si è rafforzato: i Comuni, nelle consultazioni elettorali più recenti, quelle per la Regione, hanno votato in massa per Formigoni, con percentuali che in molti casi hanno superato il 70 per cento (è successo ad Adro, ma anche a Trenzano, a Roccafranca e a Castelcovati, per esempio). E, all'interno dell'alleanza con il Pdl, Alberto da Giussano si è stabilmente assestato sopra il 40 per cento.
Gli amministratori leghisti stanno alzando il tiro. Per questo motivo la Cgil di Brescia, insieme a Fondazione Guido Piccini onlus e Asgi-Lombardia ha istituito una sorta di osservatorio, per monitorare le decisioni ritenute discriminatorie e intervenire dove possibile. Tutto ha avuto inizio con il "bonus bebè", il provvedimento deliberato nel novembre del 2008 dal Comune di Brescia, con l'intento di erogare un contributo di 1.000 euro per i nati nel 2008, ma solo per i figli di coppie italiane (o al massimo miste). Una decisione contestata dal sindacato: il ricorso per discriminazione ha dato esito positivo. Da allora la Cgil ha raccolto 17 segnalazioni di diverso tipo.