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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2010 alle ore 15:36.
È un percorso a ostacoli quello che attende la maggioranza in Parlamento. Irto di insidie e tranelli, di complotti e accordi che viaggiano ad alta velocità nei sotterranei dei palazzi del potere. Dalla giustizia all'etica, sono tanti i banchi di prova sui quali dovrà testarsi la maggioranza. Lo scoglio resta quello della Camera, come provato dalle votazioni di fiducia: lì i voti dei finiani sono indispensabili al Cavaliere. Lì potrebbero crearsi nuovi equilibri in occasione di particolari provvedimenti da esaminare.
Disattivata la mozione anti-Bossi, grazie alle scuse del Senatur ai romani - ai quali aveva indirizzato una nuova versione, per la verità poco elegante, dell'acronimo S.P.Q.R. («sono porci questi romani») - la prima prova è martedì in aula alla Camera, dove è previsto il voto sulle mozione di sfiducia, targate Casini (Udc), Di Pietro (Idv) e Franceschini (Pd), che chiedono la fine dell'interim allo Sviluppo economico di Silvio Berlusconi. «La procurata eutanasia del dicastero dello Sviluppo economico è iniziata il 5 maggio 2010», spiega Di Pietro nella sua mozione, «giorno in cui il suo titolare, onorevole Claudio Scajola, si è dimesso perché travolto da uno scandalo». Per questo, secondo Di Pietro, il ministero si è trasformato in «una scatola vuota, in una dependance di palazzo Chigi». Franceschini denuncia che «nel fuoco della congiuntura drammatica per le imprese e i lavoratori, centinaia di tavoli di crisi aziendali sono senza guida e indirizzo politico». Casini segnala la «spoliazione da parte degli altri ministeri a discapito» dello Sviluppo economico. La questione preoccupa il Cavaliere che è salito al Quirinale, probabilmente per fare al capo dello Stato il nome del successore, che potrebbe essere nominato nel prossimo Cdm. Ce ne potrebbe essere anche uno lampo prima dell'ora x delle mozioni.
Ma fra i test che attendono Berlusconi c'è il neonato partito trasversale anti-porcellum, che ingrossa le sue file di giorno in giorno. Ieri nella capigruppo di Montecitorio Casini e Franceschini hanno chiesto a Fini di calendarizzare la riforma del porcellum. Anche se secondo quanto è emerso dall'ufficio di presidenza della commissione Affari Costituzionali di Montecitorio la richiesta di riprendere l'esame delle proposte di legge di modifica del sistema elettorale spetterebbe al Senato. Comunque è stata ventilata la possibilità di aprire un tavolo di riforme che comprenda la riforma della giustizia, includendo magari il processo breve e la modifica del porcellum. «Solo in questo quadro di riforme – ha avvertito il vicecapogruppo Pdl al Senato Gaetano Quagliariello - si potrebbe discutere il tema della legge elettorale».