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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2010 alle ore 07:52.
La lista delle priorità è lunga. E rischierebbe seriamente di diventare un libro dei sogni in uno scenario di prolungata instabilità politica. Già le prossime settimane saranno decisive per capire se il voto di fiducia al governo e le rassicurazioni del premier sulle riforme da compiere entro la legislatura faranno evaporare tutti i timori delle imprese. Le attese per industria, fisco, lavoro sono quanto mai alte.
Appuntamento clou a metà ottobre, quando il governo dovrà presentare alle Camere il piano nazionale di riforme nell'ambito della strategia Ue 2020. Dovranno poi essere recepite le indicazioni del parlamento in vista della trasmissione del testo a Bruxelles, entro il 12 novembre. Negli otto punti indicati da Tremonti ha un posto di rilievo il nucleare. Una vera svolta industriale che però, negli ultimi mesi, ha inevitabilmente risentito dell'assenza di un titolare allo Sviluppo economico. Singolare come la Sogin abbia già individuato le possibili sedi del futuro deposito dei residui nucleari mentre l'agenzia per la sicurezza esiste solo su carta, ancora bloccata per la mancata nomina dei suoi componenti.
Bisognerà senz'altro accelerare, così come sul fronte liberalizzazioni. Esiste un ddl, i cui contenuti sono stati anticipati dal Sole 24 Ore dello scorso 17 luglio, ma non è ancora noto il suo destino, anche perché l'orientamento di Tremonti si è sempre più consolidato a favore di semplificazioni e sburocratizzazione (altro punto del Piano nazionale riforme) anziché nuove "lenzuolate".
Servirebbe continuità politica anche a imprese, università e ricercatori che lavorano per innovare. C'è da portare al traguardo il Piano nazionale della ricerca 2010-2012 coordinato dal ministro Gelmini e c'è da sbloccare un bel po' di fondi per chi investimenti li ha già effettuati ma attende finanziamenti promessi e peraltro già stanziati.
Sono oltre 17mila le imprese che aspettano ancora di vedersi riconoscere il credito di imposta per gli investimenti effettuati in ricerca e sviluppo prima del 28 novembre 2008. Ovvero quando scattò il "click day" e in una manciata di secondi le prenotazioni del bonus bruciarono l'intero stanziamento di oltre un miliardo di euro.
L'Economia ha messo a punto uno schema di decreto attuativo della norma della finanziaria 2009 con cui il credito d'imposta era stato rifinanziato con 400 milioni. A beneficiare delle nuove risorse dovrebbero essere comunque soltanto le imprese che avevano avviato gli investimenti prima dell'entrata in vigore del meccanismo di prenotazione. E visto il lungo elenco dei richiedenti le somme stanziate saranno distribuite in misura proporzionale tra le imprese ammesse. Occorre aggiungere, poi, che di quei 400 milioni, oggi ne sono rimasti a disposizione soltanto 350. Il decreto incentivi del marzo scorso aveva infatti previsto che dei 300 milioni previsti, 50 fossero coperti proprio dal credito di imposta per la ricerca.