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Agguato al direttore di Libero Belpietro. Il ministro dell'Interno Maroni: atto gravissimo

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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2010 alle ore 08:33.

Non è escluso che ci siano altri complici dell'uomo che questa notte è stato trovato nel condominio del direttore di Libero Maurizio Belpietro con un'arma in mano e contro cui la scorta ha esploso tre colpi di pistola. Gli investigatori stanno esaminando le telecamere per valutare proprio la presenza di altri soggetti. In procura è stata consegnata la relazione della Digos e in queste ore gli investigatori stanno lavorando sull'identikit dell'aggressore che dovrebbe essere pronto nelle prossime ore.

Al momento non si è potuto stabilire se l'arma puntata verso il caposcorta di Maurizio Belpietro fosse un'arma giocattolo o una vera, il cui modello è comunque uguale a quello in dotazione alle forze dell'ordine. «Non escludiamo nessuna pista», ha detto il questore di Milano Vincenzo Indolfi, che ha già dato disposizione di rafforzare la scorta a Belpietro. Per il momento la procura di Milano ha aperto un fascicolo, a carico di ignoti, per tentato omicidio ai danni dell'agente della scorta.

La questura di Milano ha realizzato l'identikit del presunto aggressore del caposcorta di Belpietro sulla base della testimonianza dello stesso poliziotto. L'immagine raffigura un uomo di corporatura massiccia, circa 1,80, occhi scuri, pupille dilatate, naso grosso e di probabile cittadinanza italiana

L'uomo, prima di fuggire, avrebbe puntato l'arma contro l'agente, che è riuscito a ripararsi dietro una colonna e sparare alcuni colpi a scopo intimidatorio. «Non so che dire, la sensazione è che quella persona stesse aspettando il mio ritorno a casa. E se il mio caposcorta avesse preso l'ascensore per scendere, e non le scale, non so come sarebbe andata», ha commentato a caldo il direttore di Libero all'Ansa.

«Il mio caposcorta - ha continuato Belpietro, sottoscorta da otto anni - mi aveva accompagnato all'uscio di casa come al solito. Ci siamo salutati ma lui poi mi ha spiegato che invece di prendere l'ascensore ha preferito scendere le scale per fumarsi una sigaretta. Sulla rampa tra il quinto e il quarto piano si è imbattuto in questa persona che pare indossasse una camicia simile a quella usata dai militari della Guardia di finanza, ma su pantaloni di una tuta. Questo signore ha puntato l'arma sul poliziotto, ma pare si sia inceppata. Il mio caposcorta ha fatto fuoco e lo sconosciuto è scappato».

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«Certo - ha spiegato Belpietro - che se avessero bussato alla mia porta, poco dopo che mi avevano accompagnato, avrei aperto e non so come sarebbe andata a finire». Il direttore di Libero ha detto di aver sentito da dentro casa i colpi di pistola: «Sulle prime ho pensato a dei libri che cadevano da una mensola, poi ho capito che erano spari». Belpietro non è nuovo alle minacce. «Qualche tempo fa al giornale una persona cercò di introdursi nella redazione. Certo si può pensare qualsiasi cosa».

Immediata e netta la condanna dell'episodio da parte del ministro dell'Interno Roberto Maroni. «Quello che è accaduto al direttore di Libero, Maurizio Belpietro è un ultimo gravissimo episodio che ha rischiato di produrre una vittima, ma ci sono stati altri episodi nei giorni precedenti e stiamo prestando la massima attenzione perchè non succedano cose che abbiamo già visto anni fa e che non vogliamo che si ripetano», ha detto Maroni, che ha chiamato Belpietro per esprimergli la sua «più totale solidarietà». «Sono episodi brutti - ha continuato il ministro dell'Interno - che dovrebbero essere evitati. Purtroppo sono anche suscitati da certe affermazioni e da certi attacchi personali che non devono avere spazio nel dibattito e nel confronto democratico».

Ferma condanna e solidarietà a Belpietro anche dalla Federazione nazionale della stampa, dall'ordine dei giornalisti e da molti esponenti politici di primo piano: il ministro Sacconi («è l'ora di alzare la guardia»), il ministro Frattini («fatto grave, il clima di odio è pericoloso»), Anna Finocchiaro del Pd («ferma condanna, si minaccia la democrazia), Piero Fassino («atto sciaurato»), Roberto Castelli della Lega Nord («solidarietà nei fatti, non solo a parole»), Pier Ferdinando Casini («si abbassino immediatamente i toni dello scontro»). Solidarietà «non solo istituzionale» a Maurizio Belpietro anche da parte del presidente della Camera, Gianfranco Fini, «perchè nulla può consentire non certo di giustificare ma nemmeno di minimizzare o ignorare un episodio gravissimo e inquietante quale quello che lo ha coinvolto».

«Temo non diventeremo mai un paese normale, perchè non è possibile esprimere pacatamente delle opinioni, ma anche con passione, perchè ogni discussione viene etichettata in qualche modo e poi dopo si è accusati », ha commentato poi lo stesso Belpietro ai microfoni di Bruno e Federico Vespa su Rtl 102,5. «Sto bene, sono tranquillo. Io sono una persona tranquilla e serena, certo, da ieri un po' meno», ha proseguito il direttore di Libero, che comunque ha dichiarato di non voler modificare il suo lavoro. «Non l'ho cambiato neanche stamattina - ha spiegato -. Ho fatto le cose che faccio sempre, il mio programma tv, la riunione di redazione e oggi pomeriggio scriverò per raccontare cosa è successo e cosa penso». Ha però ammesso di essere più preoccupato, anche per la sua famiglia.

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