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Economia Politica economica

Tremonti: «L'Italia non teme le nuove regole della Ue»

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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2010 alle ore 08:06.

«L'Italia non teme le nuove regole della Ue». Il nuovo patto di stabilità e crescita, stando alle impostazioni emerse finora a Bruxelles, a partire dal 2013 intende imporre agli stati membri una impegnativa tabella di marcia per ridurre, oltre al deficit, anche il debito pubblico oltre la soglia del 60% del Pil. Ma secondo gli orientamenti prevalenti, nel valutare la sostenibilità di un sistema-paese verrà accolta la proposta italiana, sostenuta con vigore anche da Belgio e Francia: si terrà conto di «altri fattori rilevanti come il debito privato e il risparmio privato» che «metteranno l'Italia in sicurezza» e che «forse, quando sarà il momento, eviteranno all'Italia una correzione».

È stata questa ieri la valutazione del ministro dell'Economia Giulio Tremonti in merito al nuovo patto. Ai margini dell'Ecofin informale che si conclude questa mattina a Bruxelles, ha confermato: «Sembra stia passando l'idea che per valutare il debito pubblico devono essere anche considerati altri fattori a cominciare dal debito privato e dal risparmio privato: una impostazione che ci mette in sicurezza». «Visto che la crisi - ha affermato Tremonti - è venuta dalla finanza privata, e non da quella pubblica che è vittima e non carnefice, per l'Italia un conteggio algebrico tra attivi e passivi ci mette in zona di sicurezza. Tra tre anni, nel valutare la situazione del debito, può darsi che non dovremo fare niente».

Nessuna correzione-monstre, dunque, come quella che gira in questi giorni calcolata però su dati, cifre e statistiche non stimati ufficialmente e ancora tutti da delinearsi. Il nuovo patto dovrebbe valere dal 2013, al termine degli attuali piani di rientro e procedure di infrazione scattate sul vecchio patto concentrato sul deficit/Pil. In base al nuovo patto, per il triennio 2014-2016 verrà identificato un percorso di rientro anche sul debito pubblico nell'ambito della sostenibilità complessiva.

«L'Italia - ha spiegato Tremonti - è un paese che ha un debito pubblico alto, ma anche un enorme attivo e una stabilità finanziaria complessiva». A causare la crisi invece sono state «banche saltate, bolle scoppiate, castelletti di carte di credito venuti giù», che l'Italia non ha avuto. La metafora usata dal ministro è quella di «una giacca con due tasche. Noi in una abbiamo un elevato debito pubblico e nell'altra abbiamo le case di proprietà, il risparmio, il sistema bancario abbastanza solido, il sistema pensionistico riformato». In vista del lungo negoziato sul nuovo patto, intanto ieri Tremonti ha espresso un ringraziamento al presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, e al commissario Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, «per l'attenzione che viene prestata agli argomenti dell'Italia. Penso che la nostra linea stia passando in Europa - ha concluso Tremonti - e se è così sarà un bene non solo per l'Italia ma per tutti i paesi».

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Tags Correlati: Debito pubblico | Ecofin | Giulio Tremonti | Italia | Jean-Claude Juncker | Stati Membri

 

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