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La maggioranza si ricompatta sull'università e tenta di anticipare l'approvazione della riforma

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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2010 alle ore 19:57.

La riforma dell'università tenta il rush finale, con la maggioranza compatta nell'accelerare l'iter di approvazione del Ddl Gelmini, come emerso dal vertice di mercoledì sera 6 ottobre tra il ministro dell'Istruzione, i relatori del provvedimento, a Montecitorio, Paola Frassinetti, e a Palazzo Madama, Giuseppe Valditara, e i partiti di governo. L'accelerazione non dispiace al Pd, a patto però che vengano approvati alcuni degli emendamenti presentati. Per l'esattezza cinque, che «riteniamo fondamentali», ha detto il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini: l'abolizione dei tagli, borse di studio per gli studenti più bravi, contratto unico formativo di ricerca per abolire il precariato, sblocco dei concorsi da associato, adeguamento dell'età pensionabile dei docenti alla media europea.

Anche Futuro e Libertà è d'accordo sull'anticipazione. Il ministro, ha detto al Sole24ore.com il finiano Giuseppe Valditara, si è impegnato ad accogliere il nostro emendamento sul ripristino degli scatti meritocratici. E sul piano di assunzioni come associato in sei anni di 9mila ricercatori, c'è l'accordo con la relatrice Frassinetti. Inoltre, ha aggiunto Valditara, il governo si è anche impegnato a non ripresentare alla sua scadenza (31 dicembre 2012) il vincolo che fissa un limite del 50% all'utilizzo del turn over per le assunzioni.

Domani termineranno i lavori in commissione Cultura alla Camera (dove anche oggi è proseguito per tutto il giorno l'esame degli emendamenti) e sempre domani la conferenza dei capigruppo dovrebbe decidere formalmente i tempi del passaggio in aula. L'orientamento è di anticiparlo già a lunedì o martedì, e andare avanti per tutta la settimana, con la possibilità di «sconfinare» nella sessione di bilancio, che inizia il 15 ottobre. Ovviamente servirà l'accordo di tutti i gruppi parlamentari. Attualmente il termine per la discussione generale in aula è fissato al 14 ottobre.

Oggi intanto è proseguito l'esame dei 550 emendamenti presentati al Ddl. Tra gli altri, è stato dato l'ok all'esclusione dall'obbligo di restituzione del prestito d'onore per gli studenti che hanno conseguito la laurea con il massimo dei voti ed entro i termini di durata normale del corso. Critiche sono invece arrivate dalla capogruppo Pd in commissione Manuela Ghizzoni, per l'approvazione dell'emendamento che consentirà, in sede di prima applicazione della legge, ai rettori in carica di completare il loro mandato oltre i 70 anni e di essere riproposti nell'incarico anche dopo tale limite d'età. In sostanza, commenta Ghizzoni, i rettori potranno restare in carica fino a 78 anni.

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Critiche subito respinte al mittente da viale Trastevere, secondo cui l'emendamento "incriminato" non consente assolutamente ai rettori di rimanere in carica fino a 78 anni. «Solo chi (ma sono solo uno o due casi in Italia) viene eletto al secondo mandato prima del compimento del 70esimo anno di età, scrive il ministero in una nota, può, in via teorica, proseguire nell'incarico fino a 73 anni». Peraltro, aggiunge, lo stesso emendamento stabilisce anche che non si può essere candidati alla carica di rettore dopo i 66 anni.

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