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Primo via libera del governo al decreto unico sul federalismo. Bossi: elezioni più lontane

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Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2010 alle ore 09:37.

Un unico decreto per gli ultimi tre tasselli di attuazione del federalismo. Questa mattina il Consiglio dei ministri ha dato il via libera a un testo che racchiude gli ultimi tre decreti legislativi. Ventisette punti che vanno dalle regole sulla fiscalità delle regioni e delle province ai costi e fabbisogni standard della sanità, fino al fondo perequativo. Oggi il via libera è giunto in prima lettura, seguirà ora l'esame della Conferenza unificata e delle Camere prima del via libera definitivo, che dovrebbe arrivare, secondo quanto ha detto il premier Silvio Berlusconi, entro dicembre o «al massimo entro marzo del prossimo anno». Al termine della riunione del Cdm il leader della Lega, Umberto Bossi, ha ribadito che «Prima o poi al voto si deve andare», precisando però, a chi gli chiedeva se ritenesse più probabile il voto a primavera o nel 2013, che lo considerava «abbastanza lontano».

Non aumenterà la pressione fiscale, ha assicurato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Anche se poco dopo il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli ha precisato che l«a pressione fiscale complessiva rimarrà invariata, ma sulle fasce di reddito medio-alte potrebbe scaricarsi un lieve incremento dell'Irpef».

Sul fronte della fiscalità delle regioni scomparirà la compartecipazione Irpef che sarà soltanto addizionale. Arriverà in due fasi, la prima dal 2012 per assicurare alle regioni entrate corrispondenti ai trasferimenti statali soppressi dal provvedimento, la seconda dal 2014, quando l'addizionale potrà essere aumentata gradualmente fino a un massimo del 3 per cento. Le regioni potranno, infatti, aumentare l'Irpef dell'1,4% nel 2013, dell'1,8% nel 2014 e del 3% nel 2015, evitando, però, di toccare i primi due scaglioni di reddito. Le regioni non potranno diminuire l'Irap in caso di aumento dell'addizionale Irpef. Il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, al termine del Cdm, ha spiegato che le regioni potranno anche scegliere di modulare gli aumenti, a seconda degli scaglioni di reddito, salvaguardando però i primi due scaglioni. La possibilità di aumentare l'Irpef è prevista solo di fronte a una riduzione dell'Irap. Secondo il ministro della Difesa Ignazio La Russa, «Tremonti è stato bravo. È stato scelto un federalismo avanzato ma moderato e solidale. E questa è stata una scelta importante, perchè consente al nord, al centro, al sud, alla maggioranza e anche a parte dell'opposizione, di riconoscersi in questo provvedimento».

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Diminuirà, poi, nei prossimi anni la compartecipazione Iva, ma la quota di Iva destinata alle regioni non sarà più pari al 25% fisso, ma sarà calcolata con le regole attuali fino al 2013 in relazione a quanto devoluto alle regioni e in funzione delle risorse Ue. Dal 2014, invece, il nuovo meccanismo prevede che la percentuale di compartecipazione Iva sarà stabilita dal governo, sentite le regioni, in modo da garantire in ogni ente territoriale il finanziamento delle spese essenziali (sanità, assistenza, istruzione, trasporto pubblico locale). Dal 2016 è previsto anche un fondo perequativo per comuni e province, la cui gestione sarà affidata alle regioni, che terranno conto nella ripartizione, fra le altre, del fabbisogno finanziario e dell'indicatore di «fabbisogno di infrastrutture».

I costi standard per le spese della sanità, da quelle delle asl agli ospedali, partiranno dal 2013, mentre la qualità dei servizi partirà dal 2011. Ci saranno tre regioni-modello con i conti in ordine a fare da apripista, scelte dalla Conferenza Stato-regioni fra le cinque migliori che emergeranno esaminando i risultati del 2011,. L'obiettivo è quello di garantire, al Sud come al Nord, servizi pubblici e costi uguali, eliminando gli enormi sprechi che attualmente si registrano soprattutto nella spesa sanitaria.

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