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Bersani dal profondo Nord: più tasse alla finanza meno a imprese e famiglie. Ecco il progetto del Pd per l'Italia

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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2010 alle ore 15:51.

BUSTO ARSIZIO - Pier Luigi Bersani parla dal profondo Nord, per dire senza giri di parole che qui il Pd «Non è straniero». È vero, ammette, «c'è stata una grande prevalenza di Berlusconi e Bossi» che però «partendo dal Nord hanno prodotto un grande danno per l'Italia». Perché il loro sogno di «liberare energie dal settentrione per ridare slancio al paese è fallito. Anzi, ci sta portando fuori dall'Europa».

È da Malpensa Fiere che il segretario Pd guarda al futuro per lanciare le due priorità del partito: «impedire la deriva plebiscitaria-populista di Berlusconi, mettendo in sicurezza la democrazia e predisporre un'alternativa di governo capace di suscitare il risveglio italiano». Ribadisce che la crisi di governo c'è, eccome e che il Pd è pronto a un breve governo di transizione che abbia come primo punto del programma una nuova legge elettorale. Solo più in là vede nuove elezioni Bersani, che si appella «a tutte le forze interessate a mettere in sicurezza democrazia, capaci di riunirsi attorno ad una proposta di legge elettorale ma alla ricerca anche di altre convergenze possibili».

Chi ci sarà nel nuovo Ulivo? «Tutte le forze di centrosinistra – dice il segretario Pd - che hanno attitudine di governo». Una coalizione, torna a chiarire che «non si rifà all'Unione, perché comprende chi è disposto discutere anche di ristrutturazione» E l'Udc? «E' una forza di opposizione e non di sinistra», chiarisce Bersani, e il nuovo Ulivo «discute con tutte forze opposizione».

Nessuna illusione, dice il segretario ai suoi, sulla fase attuale perché «siamo al secondo tempo di Berlusconi, che è forse il più pericoloso. La promessa non c'è più, resta la forza ideologica, oltre a quella economica e mediatica». E poi «c'è la forza del ricatto». Pier Luigi Bersani vede molta paura in giro, ma assicura «io non ne ho».

Ma Berlusconi, il leader Pd ne è convinto, «Non se ne andrà sorseggiando un tè. Rilancerà fino a far traballare qualche nostro pilastro costituzionale». E senza Pd non c'è alternativa. Perciò, dice Bersani «rifletta chi maltratta il partito». Destinatari del messaggio? Antonio Di Pietro e Nichi Vendola, forse. E ancora: «il Pd discute con tutti ma non facciamo gli utili idioti di qualcos'altro».

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Insomma il progetto per l'Italia il Pd ce l'ha e parte da Busto Arsizio. A cominciare dalla proposta Visco sulla tassazione delle transazioni finanziarie, perché deve essere «la finanza a pagare i danni che ha creato». Sul lavoro servono investimenti, innovazione, stimolo all'economia, «mentre si sono peggiorati i sistemi di distribuzione del reddito», dice Bersani che accusa il governo di avere «azzoppato il futuro», con il taglio di investimenti a Università e scuola. La critica è pesante: «hanno sbagliato tutto».

Il fisco, sottolinea il segretario è il «punto centrale della nostra operazione», con l'alleggerimento della pressione fiscale su lavoro e impresa e sulle famiglie con figli. La riforma fiscale resta un'urgenza. «Vogliamo bene alla piccola impresa, ai professionisti che lavorano e stanno nelle regole. Non siamo riusciti a farlo capire». Sul federalismo Bersani rimprovera al governo di volerlo utilizzare «per raddrizzare una gamba storta». Invece dovrebbe essere «la via più efficiente per arrivare a conquistare livelli comuni di servizi essenziali».

Nessuno sconto alla Lega: «37 leggi ad personam approvate, ruberie coperte. Ora si prenda il suo, noi lo mettiamo sui manifesti».Ai suoi l'invito a non far polemiche e a far vedere «la bella gente che abbiamo», alcuni dei quali in Sicilia e Campania minacciati dalla criminalità ogni giorno. «Non possiamo lasciarli soli». Walter Veltroni apprezza «molto» il discorso conclusivo del segretario. E definisce «giusto» il metodo di discussione interna adottato nella due giorni, «un passo avanti importante nel profilo di un partito riformista che mette alle spalle culture del passato».

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