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Marcegaglia: a dire ciò che si pensa si rischia di essere maltrattati, nessuna minaccia mi influenzerà

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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2010 alle ore 09:34.

«Nessun dossier, nessun gossip, nessuna indiscrezione o minaccia può provocare come effetto che io modifichi, attenui o aggravi il mio giudizio sulla congiuntura, sul governo, sull'opposizione. Se qualcuno facesse queste pressioni, o se io ne avessi anche solo l'impressione, il mio dovere sarebbe reagire con fermezza, per rispetto del patto d'onore che ho stretto con i miei associati».

Lo afferma, in un'intervista al Corriere della Sera, Emma Marcegaglia, dopo che i vertici del Giornale della famiglia Berlusconi sono stati indagati per presunti ricatti (la minaccia di pubblicare un dossier sugli affari della famiglia ndr.) nei suoi confronti.

Il numero uno degli industriali sottolinea come «nessun presidente di Confindustria sia mai stato chiamato a rispondere a un magistrato sull'ipotesi di aver ricevuto pressioni mediatiche». E poi spiega: «A dire ciò che si pensa si rischia di essere maltrattati. Ora si parla di scherzo, ma le parole hanno un peso». Il presidente di Confindustria spiega di non essersi rivolta lei alla magistratura «perché non mi sembrava una questione di tale gravità da avere rilievo penale».

La presidente di Confindustria dice di non voler «polemizzare» con il Giornale. « Mi limito a ricordare che viviamo un momento molto delicato. Ci sono state aggressioni, insulti, irruzioni. C'è un sindacato, la Cisl, nel mirino degli estremisti. Sarebbe bene moderare il linguaggio».

«Ho il pieno rispetto della libertà di stampa. Penso che sul gruppo Marcegaglia si possa e si debba scrivere quel che è necessario», prosegue l'imprenditrice. La condanna patteggiata dal fratello «è una cosa risaputa. Siamo molto sereni. Sono vicende note e già pubblicate, alcune delle quali accadute quattro o cinque anni fa; su cui peraltro il Giornale un richiamo, sia pure piccolo, l'ha fatto comunque».

Nell'intervista Marcegaglia dichiara di credere che il premier Berlusconi «in questa vicenda non c'entra assolutamente nulla. Magari sbaglio, ma la sensazione è che la cosa riguardasse la direzione del Giornale». La presidente esclude poi una sua discesa in politica e ritorna a smentire che la nomina di Gianni Riotta a direttore del Sole 24 Ore sia stata concordata con Berlusconi e Letta: «Non ho concordato assolutamente nulla con Letta e Berlusconi. E' stata una decisione che ho preso in totale e piena autonomia. E in pochi giorni. Il venerdì pomeriggio, dopo che de Bortoli era andato al Corriere, scelsi come suo successore Riotta. La domenica sera avvertii per cortesia istituzionale Letta e Berlusconi, perché non apprendessero la notizia il giorno dopo dai quotidiani; tanto più che Riotta era il direttore del Tg1».

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Tags Correlati: Alessandro Sallusti | Berlusconi | Cisl | Confindustria | Emma Marcegaglia | Gianfranco Fini | Giustizia | Gruppo Marcegaglia | Nicola Porro | TG1 | Vittorio Feltri

 

Attesa questa mattina la prima pagina del Giornale, dopo che era stata annunciata la pubblicazione di un dossier su quattro pagine sul presidente di Confindustria (quello non ritrovato nelle perquisizioni nella redazione e nelle abitazioni dei giornalisti indagati ndr.). In realtà, sfogliando le pagine del quotidiano della famiglia Berlusconi, emerge che il dossier non è altro che una raccolta di articoli sul Gruppo Marcegaglia pubblicati dal 2008 in poi da Corriere della Sera, Repubblica, Espresso, Stampa, Unità e Fatto Quotidiano.

Il dossier, scrive il direttore editoriale del quotidiano Vittorio Feltri, darà modo di «constatare chi pesca nel torbido e chi, invece, si limita a registrare i fatti e soltanto quelli. Non noi eccelliamo nella specialità di sputtanare la gente, bensì alcuni colleghi convinti di essere vergini solo perchè non lavorano per i media della famiglia Berlusconi». In un'intervista al Tg1 Feltri aveva dichiarato: Marcegaglia non deve temere «il Giornale», semmai deve temere altri.

«L'officina del dossier è molto efficiente e per ottimizzare gli impianti produce anche fango a gentile richiesta degli editori progressisti», afferma Feltri nell'editoriale. «I colleghi sofisticati scaricano su di noi i peccati commessi da loro: utilizzare materiale giudiziario relativo a procedimenti in corso, non conclusi, suscettibili di sviluppi prevedibili, al fine di porre in cattiva luce la signora Emma e i suoi cari».

Sulla vicenda interviene anche Porro, che ribadisce: «Mentre pronunciavo questa presunta minaccia, che è alla base delle mia perquisizione, di quella di Sallusti e del Giornale, ridevo. I segugi - scrive in un articolo - sono 'minacciatì sorridendo, e il resto sono giudizi privatissimi e personalissimi che molti milioni di italiani hanno ascoltato»

Il direttore del quotidiano Alessandro Sallusti e il vicedirettore Nicola Porro sono indagati per violenza privata nei confronti della presidente di Confindustria contro cui, secondo la ricostruzione degli inquirenti, si stava preparando una campagna di stampa simile a quella condotta dal Giornale sulla vicenda dell'appartamento di Montecarlo.

Ieri alla presidente di Confindustria era giunta la solidarietà dell'associazione degli industriali e del presidente della Camera, Gianfranco Fini.

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