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Questo articolo è stato pubblicato il 13 ottobre 2010 alle ore 19:11.
Nel giorno in cui i finiani incassano la conferma delle presidenze di commissione in mano a esponenti di Fli (Bongiorno, Moffa e Baldassarri), il presidente della Camera ha riunito gli eurodeputati che hanno aderito a Futuro e Libertà. Un giro d'orizzonti di quaranta minuti in cui si è parlato principalmente d'Europa, con il viceministro Adolfo Urso sta lavorando per accreditare in chiave internazionale il gruppo finiano e la fondazione Farefuturo.
Ma il confronto con i quattro europarlamentari ha offerto a Gianfranco Fini anche l'occasione per lanciare qualche stoccata all'indirizzo di Silvio Berlusconi. «Lui - avrebbe riferito ai partecipanti - ha bisogno sempre di un nemico, ora ne ha trovato un altro: il Pdl...». Il portavoce, però, frena. «Le notizie riguardanti Gianfranco Fini e in particolare i virgolettati attribuiti al presidente della Camera sono destituiti di fondamento».
Nel corso dell'incontro la terza carica dello Stato avrebbe assicurato ai suoi che il Cavaliere non accelererà sul voto anticipato per timore di un governo tecnico. E avrebbe poi tratteggiato la linea da seguire sulla giustizia per ribadire quanto detto nei giorni scorsi: via libera al lodo Alfano in versione costituzionale, ma nessun sì a provvedimenti «che pregiudichino altri cittadini». «Niente colpo di spugna sui processi», è il ragionamento sviluppato da Fini con i suoi con un chiaro riferimento alla possibilità, paventata dal premier, di riprendere il ddl sul processo breve e soprattutto la contestatissima norma transitoria. Insomma, Fini resta guardingo e soprattutto non arretra di un millimetro rispetto alla posizione consegnata nei giorni scorsi ad alcuni corrispondenti dei giornali esteri. Il governo, aveva detto l'ex leader di An, «non cadrà sul federalismo perché alla fine aiuterà a rinforzare la coesione nazionale», ma «sulla giustizia, invece, potrebbe cadere».
Quanto ai prossimi appuntamenti, Fini guarda già alle amministrative, dove Fli è pronta a presentare propri candidati nelle principali città. Per il voto del prossimo anno, sarebbe stato il suo ragionamento, «potranno esserci alleanze variabili», solo cioè con chi riconosce la nuova formazione sul territorio. La linea, dunque, è quella di lasciarsi mani libere, rincuorati anche dagli ultimi sondaggi, che Fini ha commentato durante l'incontro e che darebbero Futuro e libertà all'8%. Sulla legge elettorale, poi, il presidente della Camera, che oggi si è intrattenuto per qualche minuto con Pierferdinando Casini e Massimo D'Alema per parlare della richiesta inviata ieri a Renato Schifani, avrebbe ribadito che è necessario andare avanti.