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La Merkel va a destra per contrastare il partito anti-islamico. Nuove voci sulla sua successione

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2010 alle ore 17:18.

Giro di valzer per il cancelliere tedesco Angela Merkel che ammette davanti a un gruppo di giovani sostenitori Cdu-Csu: la politica del multicultularismo in Gemania ha fallito cercando così a spostarsi più a destra nel panorama politico interno per bloccare sul nascere l'ascesa del piccolo partito xenofobo e anti-islamico tedesco in crescita di consensi sull'onda di quando sta accadendo in Olanda, Svezia e Danimarca. Non solo. Il cancelleiere rilancia su un seggio unico e permanente all'Onu per la Unione europea per cercare di recuperare una leadership in Europa appannata da qualche irrisolutezza e calcolo di breve respiro.

Senza contare che la Merkel sta subendo l'insidiosa concorrerenza interna nel partito del popolare ministro della Difesa Karl-Theodor zu Guttemberg. Insomma c'è di che preoccuparsi per rilanciare una leadership ammaccata da una gestione della crisi greca non proprio esaltante e con un euro verso 1,40 che sta creando forti malumori interni , dal partner francese e soprattutto dall'area mediterranea.

Ma andiamo con ordine e partiamo dal multicultularismo ormai kaputt come avrebbe detto Curzio Malaparte. La cancelliera tedesca ha dichiarato che il modello di una Germania multiculturale, nella quale coabitano armoniosamente culture differenti, è «completamente fallito». Mentre nel paese il dibattito sull'immigrazione esplode e si infiamma, la Merkel a una platea di giovani del suo partito conservatore Cdu e della sua ala bavarese Csu ha detto che la Germania ha bisogno degli immigrati come manopodera ma essi devono integrarsi e adottare la cultura e i valori tedeschi.
L'approccio 'Multikultì (multiculturale) del «Viviamo fianco a fianco e ne siamo felici» è fallito - ha dichiarato la Merkel - «È completamente fallito». E, pur ribadendo che la Germania resta un paese aperto al mondo, ha ripetuto: «Non abbiamo bisogno di un'immigrazione che pesi sul nostro sistema sociale». Insomma chi viene deve integrarsi accettando le regole europee, altrimenti torna a casa.

La cancelliera aveva poi aggiunto che gli immigrati devono adottare cultura e valori della Germania: «Noi ci sentiamo legati ai valori cristiani. Chi non lo accetta, non è nel suo posto qui». Ha però aggiunto che «l'Islam fa parte della Germania», citando quanto già detto di recente dal presidente della Cdu Christian Wulff. Chiaro il riferimento alla polemica dell'introduzione delle origini cristiane nella Costituzione europea, richiesta sostenuta dal pontefice Benedetto XVI (il Papa anti-relativismo) e fortemente osteggiata dall'ex presidente francese Giscard d'Estaing. Secondo la stampa tedesca Merkel, la cui coalizione di governo liberal-conservatrice è in caduta nei sondaggi in vista di sei importanti elezioni regionali nel 2011, tenta di tenere unito il partito e di mobilitare i propri elettori. «Merkel unisce Seehofer e Wulff», scrive il settimanale Focus, in riferimento alle posizioni più a destra del capo della Csu bavarese Horst Seehofer, che per primo aveva dichiarato finito il 'multikultì. Secondo i commentatori, la presa di posizione del leader Csu, ha forzato la mano alla Merkel costretta a intervenire prima che la formazione politica si spaccasse ulteriormente su immigrazione e integrazione.

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Tags Correlati: Angela Merkel | Benedetto XVI | CDU | Christian Wulff | Consiglio di Sicurezza dell'ONU | Curzio Malaparte | Estaing | Europa | Focus | Horst Seehofer | Immigrazione | Nato | Nicolas Sarkozy | Oggi | Onu | Partiti politici | Russia | Stephan Kramer | Zu Guttemberg

 

Recenti sondaggi mostrano che il 50% dei tedeschi non gradisce i musulmani, che con i loro 4 milioni sono il 5% della popolazione. Oltre il 35% pensa che la Germania sia «sommersa» dagli stranieri, e un inquietante 10% sente addittura nostalgia di un «Fuehrer». Il dibattito sull'immigrazione è riesploso a Berlino anche grazie al libro dell'ex alto funzionario della Banca centrale tedesca Thilo Sarrazin, per il quale il paese «si abbrutisce» sotto il peso degli immigrati musulmani. Il volume («La Germania va in pezzi») è un successo tra il pubblico, ma è stato condannato dalla classe politica tedesca anche per certi echi antisemiti. Stephan Kramer, segretario generale del Consiglio centrale degli ebrei tedeschi, ha giudicato il dibattito sull'immigrazione «esagerato, ipocrita ed isterico... dopo sole otto settimane dalla pubblicazione del libro di Sarrazin, più il dibattito prosegue, e più il suo livello si abbassa».

Ma Angela Merkel non si è limitata alla questioen multiculturale ed è passata alla politica internazionale dove ha auspicato una riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite che preveda un seggio comune e permanente per l'Unione europea: «Oggi nessun paese può risolvere da solo i problemi globali e internazionali. Siamo tutti interdipendenti, dobbiamo cooperare», ha dichiarato il Cancelliere tedesco nel suo messaggio settimanale in video-podcast.

La Germania entrerà a far parte il 1° gennaio del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nell'ambito della rotazione biennale dei suoi membri. Un'occasione, secondo Merkel, per assumersi maggiori responsabilità internazionali, ma che non deve far dimenticare la necessità di una riforma del consesso che vada di pari passo con i modificati equilibri del pianeta dopo la fine della Guerra Fredda e della caduta del Muro di Berlino.
Nel messaggio Merkel, che lunedì sarà in Francia a Dauville con Nicolas Sarkozy e Dmitrij Medvedev per parlare di un grande programma di sicurezza pan-europeo, ha anche fatto riferimento al prossimo vertice della Nato a Lisbona al quale sarà invitata anche la Russia: in quell'occasione «parleremo anche di come sarà possibile far cooperare meglio la Russia con la Nato. Poiché l'era della Guerra fredda è ormai definitivamente chiusa». L'apertura al seggio permanenete europeo potrebbe voler dire mettere in soffitta la richiesta ,sempre osteggiata dall'Italia, di un seggio permanente tedesco al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. E questa sarebbe veramente uan grossa novità.

Mentre Angela Merkel si dibatte in questioni come l'integrazione, la riforma dell'Onu e il contestato progetto di 'Stuttgart-21', sui media tedeschi si fa più insistente la voce di un aspirante alla successione del cancelliere tedesco, nella figura del popolare ministro della Difesa, Karl-Theodor zu Guttenberg (Csu). Ed eventualmente anche alla guida della Csu, il partico conservatore bavarese, gemello della Cdu di Angela Merkel.

Chiamato in causa, Guttenberg ha definito ovviamente queste speculazioni "bizzarre". La Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz) , il più autorevole quotidiano tedesco, l'aveva tirato in ballo negli ultimi giorni come possibile successore di Angela Merkel. Oggi è il turno del settimanale Spiegel che nell'edizione in edicola domani titola: "I fantastici Guttenbergs. Una coppia verso la Cancelleria". Le speculazioni sull'ascesa di Guttemberg provocano scompiglio in seno all'Unione e lo stesso ministro si dichiara spaventato dalle aspettative dei suoi concittadini che vedono in lui un salvatore di fronte al crollo dei consensi dell'Unione.

L'ANALISI - Il ritorno alle origini del Cancelliere

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