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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2010 alle ore 20:11.
«Caro ministro, il dato saliente della crisi oggi si chiama lavoro». Comincia così la lettera che il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha scritto al ministro dell'Economia Giulio Tremonti. «Non avremo crescita - continua - senza uno stimolo alle attività economiche e all'occupazione attraverso riforme incisive e coraggiose. La più urgente fra le riforme è quella fiscale: alleggerire impresa, lavoro e redditi familiari per stimolare investimenti, consumi e occupazione e richiamare risorse da una lotta efficace all'evasione fiscale e dal contributo della rendita».
Bersani ha allegato alla lettera le proposte di riforma fiscale approvate dall'Assemblea nazionale del partito a Busto Arsizio: «Come ho più volte detto, voglio ribadire con franchezza che non ritengo l'attuale governo e l'attuale maggioranza in grado di produrre riforme - si legge poi - qualsiasi sia il governo chiamato a farla. Tuttavia la riforma fiscale deve essere discussa e predisposta con urgenza senza atteggiamenti dilatori o scansioni addirittura epocali». «Troppo spesso», ha concluso, «il fisco è stato usato per la propaganda. Davanti alla crisi servono fatti. Noi abbiamo prodotto un progetto di riforma sintetizzato nel documento approvato a Varese dall'Assemblea nazionale che Le trasmetto».
Bersani aggiunge che a novembre il Pd assumerà «un'iniziativa parlamentare in materia fiscale. Vogliamo dare in Parlamento - dice - trasparenza e celerità alla discussione sul fisco. Mi auguro che per una volta il Governo voglia accettare nella sede giusta un pubblico confronto di idee su una materia dirimente per le prospettive del Paese».
In sostanza, la formula del Pd si basa su una ripartizione "20-20-20", un nuovo sistema che preveda un'aliquota al 20% per la tassazione dei redditi da capitale, dei redditi da lavoro e impresa, e infine come primo scaglione dell'Irpef. Le riforme proposte dal Pd, si legge nel testo, hanno l'obiettivo di riequilibrare il prelievo fiscale, da chi paga a chi non paga; dai redditi da lavoro alla rendita; da chi ha di meno a chi ha di più, in particolare favorendo le famiglie con figli e quelle monoreddito; da attività «verdi» ad attività inquinanti; dalla dimensione nazionale al territorio.