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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2010 alle ore 08:01.
NAPOLI - I ciucci non volano, si dice a Napoli. E la monnezza neppure. Le leggi della fisica non sono opinabili. E il precipitato delle scorie prodotte quotidianamente da un milione di essere umani sembra riecheggiare il motto degli anni Settanta: il privato è pubblico. Pure la monnezza è pubblica, uno spettacolo degno del migliore Don De Lillo di Underworld. Il software dei rifiuti è implacabile: O' spettacolo ra monnezza, l'hanno ribattezzato i napoletani.
La cacca in scatola di Piero Manzoni faceva bella mostra di sé nel museo Madre di arte contemporanea lasciato ai posteri dal bassolinismo. Provocatoriamente, Manzoni la vendeva agganciandola al fixing dell'oro. Vale oro pure la monnezza che, come scriveva De Lillo, «è gemella del diavolo perché è la storia segreta, la storia che sta sotto». Chi sono i diavoli e chi ha scritto le storie segrete di Napoli? Ecco un breve glossario.
A come Asìa, Azienda servizi Igiene ambientale. Inventata da Bassolino nel 1999. Napoli è stata l'ultima grande città italiana ad avere una municipalizzata dei rifiuti. Ma è un trucco. La raccolta in oltre due terzi della città è affidata a un'azienda privata di proprietà dell'imprenditore veneziano Stefano Gavioli: Enerambiente è una delle 35 società del suo inestricabile impero. Lui la eredita dalla Slia di Manlio Cerroni, l'ottavo re di Roma e proprietario della più grande discarica europea, quella di Malagrotta. Slia viene incorporata in Enerambiente perché incappa in una certificazione antimafia che ipotizza legami con la criminalità. I 2.500 dipendenti di Asìa ripuliscono solo un terzo della città. I 400 operai a libro paga di Gavioli tutto il resto.
Sproporzione evidente. Dice Paolo Giacomelli, assessore all'Igiene urbana di Napoli: «Almeno cinquecento dipendenti di Asìa sono improduttivi. Senza di loro risparmieremmo 15 milioni l'anno». Anche Enerambiente è oggetto di un esame dell'antimafia recapitato all'Asìa dalla Prefettura di Venezia. Nel corso di un'interrogazione parlamentare, il deputato del Pdl abruzzese Daniele Toto (la società di Gavioli è socia anche di Teramo Ambiente) ha chiesto «se risponde al vero che in Enerambiente lavori un personaggio che agisca da anello di congiunzione tra i clan di Castellammare di Stabia e la Sacra Corona Unita».