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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2010 alle ore 19:44.
LONDRA – Potrebbe non bastare. Il giorno dopo la tempesta scatenata dalla decisione del governo inglese di procedere con tagli alla spesa pubblica per 81 miliardi di sterline (circa 94 miliardi di euro) nei prossimi quattro anni, il più accreditato istituto di ricerca inglese, avverte che la medicina non garantisce guarigione. Per riportare al pareggio il bilancio strutturale dello stato il Cancelliere George Osborne, secondo l'Institute for fiscal studies, rischia di dover riprendere in mano pialla e lima oppure di alzare le tasse. Il rischio è che le previsioni di crescita non siano in linea con la realtà prossima ventura e quindi che i conti debbano essere rifatti perché il deficit potrebbe espandersi ulteriormente.
L'aggiustamento complessivo, lo ricordiamo, dovrà essere di 109 miliardi di sterline da qui al 2015di cui quasi l'80% sul fronte della spesa. Il prezzo più alto lo pagherà il welfare con tagli complessivi pari a 18 miliardi su ottantuno, il resto è contenuto nel dettaglio di misure che prevedono una sforbiciata del 33% al bilancio del Tesoro, del 24% a quello degli Esteri, altrettanto agli Interni, poco di più all'Industria, in un rosario di risparmi che salva solo la Sanità e protegge la Pubblica Istruzione. La conseguenza diretta saranno 490mila posti di lavoro pubblici in meno, forse il doppio se si considerano le ricadute sul settore privato.
Le ricadute politiche, invece, sono violente. L'opposizione laburista per bocca del Cancelliere ombra, Alan Johnson, è stata decisa: «Sono misure crudeli e soprattutto inutili». Un attacco che George Osborne ha cercato di rintuzzare sostenendo l'equità di «scelte difficile, ma inevitabili per riportare il sistema del welfare su binari di sostenibilità». A sostegno della sua tesi sulla presunta giustizia sociale nel cammino verso il risanamento, il Cancelliere, ha diffuso i dettagli della nuova tassa sulle banche. Un balzello che diventerà permanente e che dovrebbe garantire un gettito di 2,5 miliardi di sterline calcolato com'è sul bilancio degli istituti di credito, non più sul bonus come l'una tantum dello scorso anno.
Un passo che non cancella l'irritazione dei sindacati. Le Unions più radicali, come quella capitanata da Rob Crowe per i ferrovieri, invocano una soluzione alla francese ovvero cortei per le strade e scioperi nel paese. L'altro notte a Whitehall si è avuto un assaggio dello scenario possibile, con mille persone che protestavano davanti ai ministeri. Tuc, la confederazione principale si riunirà fra due settimane per decidere le risposte al governo. I laburisti non sembrano decisi a cavalcare la rabbia sindacale. «No – ha detto Alan Johnson alla Bbc – non chiederemo forme di mobilitazione». Almeno per ora.