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Per la strage di piazza della Loggia i pm chiedono 4 ergastoli e l'assoluzione di Pino Rauti

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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2010 alle ore 16:19.

L'assoluzione con formula dubitativa per Pino Rauti e l'ergastolo per Maurizio Tramonte, Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi e Francesco Delfino, colpevoli di concorso in strage e omicidio. Sono le richieste dei pm Roberto Di Martino e Francesco Piantoni al processo per la strage di Piazza della Loggia a Brescia, dove il 28 maggio 1974 una bomba esplodendo uccise otto persone e ne ferì un centinaio.

I pm hanno spiegato: «Nel caso di Pino Rauti si parla di responsabilità morale, ma la sua posizione non è equiparabile a quella degli altri imputati dal punto di vista processuale - ha evidenziato Di Martino. La sua posizione è quella del predicatore di idee praticate da altri ma non ci sono situazioni di responsabilità oggettiva. La conclusione è che Rauti va assolto perchè non ha commesso il fatto». Per tutti gli altri imputati, invece, l'accusa chiede l'ergastolo per il reato di strage al quale va assorbito il delitto di omicidio. A Maurizio Tramonte va riconosciuta anche la responsabilità per l'ulteriore reato di calunnia ai danni di un funzionario della questura. La sentenza è attesa per fine novembre

Erano le 10.12 del 28 maggio 1974 quando in piazza della Loggia a Brescia, cuore del dibattito politico della città, durante una manifestazione antifascista indetta dai sindacati, una bomba provocò la morte di otto persone e il ferimento di altre 100. Da quel giorno, i magistrati bresciani non hanno mai smesso di indagare per individuare la mano che pose l'ordigno e l'ultimo processo, scaturito dalla terza inchiesta, riguarda un gruppo di ex ordinovisti veneti, già coinvolti ma poi usciti di scena nei procedimenti sulle stragi milanesi di piazza Fontana e della Questura, e il generale Francesco Delfino, il primo a indagare sull'eccidio quando era a capo del Nucleo operativo dei carabinieri. Fu proprio Delfino a indirizzare le prime indagini su un gruppo di neofascisti e di balordi bresciani imputati nel primo processo.

Queste le tappe giudiziarie che hanno preceduto il dibattimento in corso.

2 giugno del '79: I giudici della Corte d'assise di Brescia condannano all'ergastolo Ermanno Buzzi e a dieci anni Angelino Papa mentre assolvono gran parte delle 16 persone incriminate dal pm Francesco Trovato e dal giudice istruttore Domenico Vino o li condannano a pene inferiori ma per detenzione di esplosivi o per altri attentati.

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18 aprile 1981: Buzzi, personaggio in bilico tra criminalità comune e neofascismo, è strangolato dai 'cameratì Mario Tuti e Pierluigi Concutelli nel supercarcere di Novara. I due motivarono l'omicidio con il fatto che Buzzi fosse «pederasta» e confidente dei carabinieri ma il sospetto è che temessero fosse intenzionato a fare dichiarazioni nell'imminente processo d'appello.

2 marzo 1982: I giudici della Corte d'assise d'appello di Brescia assolvono tutti gli imputati compreso Angelino Papa; nelle motivazioni definiranno Buzzi «un cadavere da assolvere».

30 novembre 1984: La Cassazione annulla la sentenza di appello e dispone un nuovo processo per Nando Ferrari, Angelino e Raffaele Papa e Marco De Amici.

23 marzo 1984: Il pm Michele Besson e il giudice istruttore Gian Paolo Zorzi aprono la cosidetta 'inchiesta bis'. Imputati i neofascisti Cesare Ferri, il fotomodello Alessandro Stepanoff e Sergio Latini. La nuova pista è aperta dopo le dichiarazioni di alcuni pentiti tra cui Angelo Izzo.

20 aprile 1985: La Corte d'assise d'appello di Venezia, davanti alla quale è celebrato il nuovo processo di secondo grado, assolve tutti gli imputati del primo processo bresciano.

23 maggio 1987: I giudici di Brescia assolvono per insufficienza di prove Ferri, Latini e Stepanoff. Ferri e Latini sono assolti anche dall'omicidio di Buzzi che, secondo i pentiti, avrebbero fatto uccidere perche non parlasse.

25 settembre 1987: La Cassazione conferma la sentenza di assoluzione dei giudici della Corte d'appello di Venezia e pone fine alla prima inchiesta sulla strage.

10 marzo 1989: La Corte d'assise d'appello di Brescia assolve, questa volta con formula piena, Ferri, Stepanoff e Latini.

13 novembre 1989: La prima sezione della Corte di Cassazione, presieduta da Corrado Carnevale, conferma e rende definitive le assoluzioni di Ferri, Stepanoff e Latini. I primi due saranno anche risarciti per la carcerazione subita.

23 maggio 1993: Il giudice istruttore Gian Paolo Zorzi proscioglie gli ultimi imputati dell'inchiesta bis.

Quello stesso anno sarebbe cominciata la terza inchiesta, sfociata nel processo per cui è prevista la sentenza a fine novembre.

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