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«Sugli incidenti Italia-Serbia tutta colpa di Belgrado»

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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2010 alle ore 17:50.

Da Belgrado non sono giunte informazioni utili a evitare i gravi incidenti del 12 ottobre scorso a Genova in occasione di Italia-Serbia. La linea del Governo è stata ribadita oggi alle commissioni riunite Affari costituzionali e istruzione del Senato dai sottosegretari Alfredo Mantovano (Interno) e Rocco Crimi (Sport) e dal capo della polizia Antonio Manganelli. Sui fatti di Genova la Serbia si era scusata nei giorni scorsi, anche se la federazione serba aveva giocato duro tentando di chiedere all'Uefa la ripetizione della partita.

Per il Pd, c'è stata una sottovalutazione del rischio da parte italiana. «Un sistema - ha spiegato Mantovano - funziona se ognuno recita fino in fondo propria parte e, come emerso, la Serbia non ha fatto la propria visto che le informazioni sui tifosi in arrivo a Genova non sono state messe a disposizione delle autorità italiane». Positiva, invece, ha sottolineato, «è stata la gestione prudente delle criticità da parte delle nostre forze di polizia, favorita dal responsabile comportamento della tifoseria italiana». Il sottosegretario ha quindi ricordato che «episodi terribili in passato sono avvenuti con differenti scelte di ordine pubblico: l'Heysel, ma anche la Love Parade di Duisburg».

Manganelli ha sottolineato che il «mancato filtraggio» ha portato ad ammassarsi nello stadio di Genova tifosi violenti, con oggetti contundenti e petardi. Ma ciò è avvenuto, ha osservato, «perchè la Serbia non ha fornito all'Italia informazioni adeguate sui tifosi in partenza». Italia e Serbia, ha proseguito il capo della polizia, «hanno aderito al Footbal information point che è un circuito telematico in cui ciascun Paese ha l'obbligo di redigere un modulo in occasione di incontri internazionali di calcio: si tratta di una scheda in cui c'è tutto sui tifosi che partiranno, con quali mezzi. La pagina della Serbia è tuttora in bianco, siamo stati lasciati privi di queste informazioni». Certo, ha riconosciuto, «la scelta dello stadio di Genova, pur essendo a norma, non ci ha aiutato, vista la vicinanza degli spettatori al campo di gioco e la conformazione esterna che riduce la possibilità di filtraggio e prefiltraggio».

Le informative non hanno soddisfatto l'opposizione. «Maroni - ha chiesto la senatrice Marilena Adamo - si assuma le sue responsabilità: non è accettabile infatti che tutte le colpe

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vengano attribuite alle autorità serbe. Che sicuramente ne hanno. Ma il ministero dell'Interno è l'unico in tutta Europa a non sapere che cosa si nasconde in parte della tifoseria serba?». Sulla stessa linea Antonio Rusconi (Pd). «Il ministero dell'Interno - ha rilevato - ha sottovalutato il rischio serbo. Ora chi pagherà i danni alla città di Genova?».

Intanto ieri sera la Disciplinare dell'Uefa ha proposto la vittoria a tavolino (3-0) per gli azzurri e tre partite casalinghe a porte chiuse per la Serbia. Fre la richieste del procuratore della confederazione europea del calcio, Jean-Samuel Leuba, in merito alla gara tra Italia-Serbia sospesa lo scorso 12 ottobre a Genova, anche l'esclusione con la condizionale per i prossimi due anni della nazionale di Belgrado dall'Europeo e due gare a porte chiuse, sempre con la condizionale, per l'Italia. Le sanzioni con condizionale, nell'ordinamento sportivo, diventano effettive solo nel caso di ripetersi dei fatti.

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