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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2010 alle ore 16:26.
Le «conseguenze politiche» annunciate dopo l'intervento del capo dello Stato sul Lodo Alfano «sono del tutto estranee agli intendimenti del presidente della Repubblica», che puntano «sempre a favorire con la massima imparzialità la correttezza e la continuità della vita istituzionale». Lo sottolinea una nota del Quirinale, all'indomani della lettera inviata da Napolitano al presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Vizzini, sullo scudo processuale per premier e presidente della Repubblica.
In quella lettera, precisa il Colle, Napolitano «ha ritenuto di dover manifestare le sue "profonde perplessità" su un punto specifico - tale da incidere sullo status del Presidente della Repubblica - della proposta di legge costituzionale all'esame della prima Commissione del Senato». Per il capo dello Stato «le soggettive interpretazioni e le generalizzazioni del contenuto della lettera apparse in diversi commenti di stampa, così come le conseguenze politiche che taluni annunciano di volerne trarre - evidenzia il Quirinale - sono del tutto estranee agli intendimenti del Presidente della Repubblica, sempre volti a favorire con la massima imparzialità la correttezza e la continuità della vita istituzionale».
Intanto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, dice no alla reiterabilità dello scudo processuale previsto dal Lodo Alfano e impegna Futuro e libertà a presentare emendamenti in questa direzione. Lo ha detto durante un intervento al workshop sulla legalità "Dialoghi asolani" con Massimo D'Alema. «Se la filosofia di quel provvedimento - ha detto Fini - è la tutela di una funzione, (cioè quella del presidente del Consiglio, ndr) e non di una persona, non credo possa essere reiterabile perché finirebbe ad essere un privilegio garantito a una persona». «Mi auguro che il Parlamento - ha aggiunto il presidente della Camera - nelle quattro letture tenga conto di questo aspetto e Futuro e libertà si impegnerà a presentare emendamenti per la non reiterabilità del Lodo».
Intanto il premier ha annunciato che chiederà il ritiro del Lodo Alfano, sottolineando che si tratta di una legge non di sua iniziativa, ma di proposta dal partito, che non è più interessato a portare avanti. Dichiarazione che ha sollevato una immediata reazione dell'Italia dei valori. «Berlusconi è come Scajola- ha detto il portavoce dell'Idv, Leoluca Orlando - gli fanno le leggi a sua insaputa. Proprio oggi, infatti, veniamo a sapere dalla sua bocca che non voleva il lodo Alfano e che è stata una proposta del suo partito. Se non fosse il presidente del Consiglio ci verrebbe da ridere ma, purtroppo, è tutto vero». Ritirino «immediatamente la legge ad vergognam».