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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2010 alle ore 16:45.
Lodo automatico e rinunciabile sia per il presidente della Repubblica che per il premier. E soprattutto «non reiterabile», vale a dire che lo scudo giudiziario potrà essere usato «una sola volta». Se il premier quindi, nell'ambito di una stessa legislatura, dovesse cadere e poi successivamente ricevere un nuovo incarico, per esempio, per dar vita a un governo tecnico, non potrà chiedere la sospensione dei processi, se già richiesta in precedenza. Sono questi i principali emendamenti presentati in commissione Affari costituzionali al Senato, dove è attualmente all'esame il lodo Alfano.
Il Pdl presenterà un solo emendamento, a firma del senatore Gabriele Boscetto, che punta a rendere lo scudo giudiziario «automatico, ma rinunciabile», anche per il presidente della Repubblica, in modo da superare i rilievi sollevati dal Colle, che in una lettera al presidente della commissione Affari costituzionali, il pidiellino Carlo Vizzini, aveva giudicato inopportuno un filtro parlamentare per le decisioni sulla procedibilità nei confronti della prima carica dello Stato per reati extrafunzionali.
Otto invece gli emendamenti presentati dai finiani (Pasquale Viespoli e Maurizio Saia) e dall'esponente dell'Mpa, Giovanni Pistorio e anticipati in conferenza stampa dalla presidentessa della commissione Giustizia della Camera e consulente giuridico di Gianfranco Fini, Giulia Bongiorno. Il cuore delle loro proposte di modifica al lodo Alfano punta alla sospensione dei processi che potrà essere fatta valere una volta sola. «Non si tratta di paletti», spiega Bongiorno, che evidenzia come, nella sostanza, sia stata ripresa la norma sulla non reiterabilità contenuta nel lodo Alfano approvato con legge ordinaria. Con una sola eccezione: noi togliamo la premessa della norma e cioè «salvo che nella stessa legislatura». Il che, insomma, significa che, se nell'ambito di una stessa legislatura, lo stesso premier dovesse ricevere l'incarico anche per dar vita a un nuovo esecutivo, la sospensione dei processi, comunque, potrebbe venire chiesta «una sola volta». Ma i finiani propongono di escludere l'applicabilità del Lodo anche nel passaggio da una funzione all'altra. Se cioè il premier dovesse poi andare al Quirinale, non potrebbe usufruire nuovamente dello scudo giudiziario. «Puntiamo a rispettare le sentenze della corte Costituzionale e il bilanciamento degli interessi: da una parte si vuole salvaguardare la funzione e dall'altra l'efficienza dei processi». Il «punto di bilanciamento», per Giulia Bongiorno, è dunque «la tutela della funzione, ma anche la volontà di evitare che come conseguenza ci sia una sospensione infinita dei processi».