Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2010 alle ore 15:36.
Nessuna reiterabilità per il lodo Alfano. I finiani hanno ufficializzato la loro posizione sullo scudo processuale per le alte cariche dello Stato: il soggetto titolare di una carica istituzionale (presidente della Repubblica o capo del governo) che avrà usufruito una volta dello scudo non potrà riutilizzarlo. Neanche nel caso del passaggio ad altra funzione o di un reincarico nel corso della medesima legislatura. Dunque la ricetta proposta da Futuro e libertà e illustrata dalla presidente della commissione Giustizia a Montecitorio, Giulia Bongiorno, si spinge anche oltre la formulazione del vecchio lodo bocciato dalla Consulta nel 2009.
Nella vecchia legge, infatti, la sospensione non era sì reiterabile «salvo il caso di nuova nomina nel corso della stessa legislatura». La soluzione dei finiani è quindi ancora più restrittiva rispetto al vecchio lodo approvato dal governo con legge ordinaria nel 2008 e poi stoppato dalla Corte costituzionale. «Diciamo sì alla tutela della funzione - ha spiegato la Bongiorno in conferenza stampa insieme al capogruppo di Fli al Senato, Pasquale Viespoli, e all'esponente finiano in commissione Affari costituzionali, Maurizio Saia - purché non determini un differimento all'infinito dei processi o una sospensione a tempo determinato. Insomma una volta che un soggetto abbia usato lo scudo, non può più usufruirne».
Insomma, la principale modifica proposta da Fli nel pacchetto di otto emendamenti va nella direzione annunciata nei giorni scorsi. Gli emendamenti toccano quattro punti del ddl costituzionale, anche se ci saranno otto testi, perché riguardano sia il premier sia il capo dello stato, che sono inseriti in 2 articoli diversi. Sottoscritti anche dall'Mpa, rappresentata in commissione dal senatore Giovanni Pistorio. I finiani hanno poi espresso apprezzamento per la proposta che sarà invece presentata dal Pdl e che reintroduce l'automatismo per lo scudo sottraendolo all'autorizzazione del Parlamento. «Quello dell'automatismo ci pare sia una impostazione accettabile e condivisibile - ha spiegato Viespoli -. Certo mi riservo un giudizio più approfondito dopo aver letto il testo».
La proposta di modifica del Pdl, firmata da Gabriele Boscetto, che recepisce le perplessità espresse nei giorni scorsi dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, è stata presentata dal presidente della commissione Affari costituzionali, Carlo Vizzini. «Il lodo sarà automatico, ma rinunciabile - ha chiarito il senatore pidiellino -. Non entriamo nel merito della reiterabilità. Vedremo gli emendamenti che presenteranno i finiani e poi ci potremo permettere un ragionamento». Lo stesso Vizzini, intervenendo stamane su La7, aveva parlato della possibilità di «estendere il legittimo impedimento fino alla fine di questa legislatura e poi introdurre il lodo Alfano». Non una proposta, come avevano erroneamente titolato le agenzie, ma «un'indicazione a titolo esemplificativo - aveva chiarito Vizzini - tra le tante ipotesi che possono essere oggetto di trattativa politica in corso». Una strada subito stoppata dai finiani («è una ipotesi di lavoro e in quanto tale non è all'ordine del giorno», taglia corto Viespoli) e bocciata dall'opposizione. «Siccome pende un giudizio della Corte costituzionale sul legittimo impedimento (la pronuncia è atteasa per il 14 dicembre) è ovvio che non si può pensare di prorogare una legge che è ancora sospetta di illegittimità costituzionale».