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Il premier: Napoli pulita in tre giorni. Allarme della Corte dei conti: 2 miliardi di sprechi

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2010 alle ore 09:05.

Tre, quattro, 10, 15, 90. Eccola la cinquina sulla ruota di Napoli indicata dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi durante la visita-blitz al termovalorizzatore di Acerra. Tre sono i giorni entro i quali Napoli tornerà pulita; quattro i termovalorizzatori che saranno costruiti in Campania (Acerra, già in funzione, Napoli Est, Salerno e un quarto che dovrebbe bruciare le 5,5 milioni di ecoballe accumulate nei sedici anni dell'emergenza); dieci i giorni che mancano all'appuntamento con i sindaci dei Comuni vesuviani, già convocata da Palazzo Chigi, per firmare un documento condiviso sull'emergenza rifiuti; 15 è la percentuale di raccolta differenziata del Comune di Napoli, un dato citato in conferenza stampa da Berlusconi che contraddice il 18-19% scritto, sottoscritto e diramato da Palazzo San Giacomo in tutte le riunioni ufficiali sull'argomento. Novanta, infine, è la potenzialità che il termovalorizzatore di Acerra raggiungerà entro la fine dell'anno.

Sono passati 17 mesi dall'inaugurazione in pompa magna. Era il 26 marzo del 2009. «Lo Stato è tornato» proclamò il premier dal palco. Nel parterre, lividi di freddo e forse di rabbia, Rosetta Iervolino e l'allora governatore Antonio Bassolino. Bertolaso, in quell'occasione, parafrasò Martin Luther King: «Avevamo un sogno: la Campania pulita». Le cose non sono andate esattamente come ci si auspicava. Ieri mattina, toni sobri, parole misurate. I messaggi di Berlusconi sono stati rassicuranti: la Cava Sari accoglierà solo i rifiuti dei Comuni vesuviani; l'apertura della Cava Vitiello, che ha scatenato la rabbia di Terzigno, Boscoreale, Boscotrecase e Trecase, è sospesa «a tempo indeterminato»; la colpa dei cattivi odori è dell'Asia, la Spa di igiene ambientale del Comune di Napoli, che ha versato nelle discariche i rifiuti tal quale e non quelli precedentemente tritovagliati nei due impianti Stir (Giugliano e Tufino) del Comune di Napoli: solo la separazione del secco dall'umido, dice correttamente Berlusconi, evita le sgradevoli conseguenze denunciate dai cittadini.

La conferenza stampa tenuta dal premier con a fianco Bertolaso, a parte tre gaffe del premier (ha chiamato Ferrarelle, come l'acqua minerale, la discarica di Ferrandelle, euroballe le arcinote ecoballe e pergolato il percolato) non è andata oltre. Più nutrite, invece, le dichiarazioni successive. Con una serie di precisazioni che in parte contraddicono le affermazioni del presidente del Consiglio. Sulla necessità di un quarto termovalorizzatore, per esempio, si è espressa la Corte dei Conti in una relazione resa nota ieri: «Il termovalorizzatore di Acerra, insieme alle tre cementerie campane, ai gassificatori e alle centrali termoelettriche già esistenti, risulta più che adeguato alle attività di smaltimento delle ecoballe. Ma sprechi e inefficienze di questi anni lasciano una eredità di 2 miliardi di debiti».

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Sulla potenzialità attuale di Acerra, invece, è stato il sottosegretario all'Ambiente Roberto Menia, a smentire indirettamente Berlusconi che ieri parlava di uno sfruttamento attuale dell'impianto «all'84%». Menia, nel corso di un'audizione a Palazzo Madama sull'emergenza campana, ha riferito che «Acerra attualmente smaltisce 500 tonnellate al giorno». Un terzo della sua potenzialità, quindi, visto che le tre linee dovrebbero bruciare pro die una quota tra 1.600-1.800 tonnellate. A complicare la giornata del premier ci si è messo anche Gennaro Langella, il sindaco di Boscoreale, che ha consegnato alle agenzie un'opinione lapidaria: «Quell'accordo, per come è stato scritto, non lo firmo».

Potrebbe finire qui, se, a proposito dei rifiuti non tritovagliati gettati in discarica, l'Asia non avesse fatto sapere di essersi sempre attenuta scrupolosamente alle direttive dell'ufficio flussi (gestito fino al 30 settembre dalla Protezione civile e dall'Esercito italiano) che fissa quantità, qualità dei rifiuti da smaltire e discariche da utilizzare.

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