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Questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2010 alle ore 21:10.
SAN PAOLO. Ha vinto lei, Dilma Rousseff è il nuovo presidente del Brasile. Con il 56% delle preferenze ha distanziato l'avversario José Serra di 11 punti percentuali. È la prima volta che il Brasile elegge una donna alla presidenza. Le sue prime parole da presidente eletto, ieri sera, sono state di impegno per «sradicare la miseria dal Brasile e dare opportunità a tutti». Poi Rousseff (Partito dei lavoratori) ha dichiarato di voler «valorizzare la democrazia in tutte le sue dimensioni», lavorando per dare ai brasiliani «una serie di diritti chiave: l'alimentazione, una dimora dignitosa e la pace sociale».
Si insedierà il primo gennaio 2011. Il suo primo sponsor, il presidente uscente Luiz Inacio Lula da Silva, le consegna un Paese che vive una fase di straordinaria espansione economica: una crescita economica molto vigorosa, una stabilitá macrofinanziaria riconosciuta da tutti, una consistente riduzione della povertà.
Nella lunga campagna elettorale Rousseff ha ribadito di voler perpetuare il modello di politica economica avviato da Lula. Ciononostante non le mancheranno nuove sfide: il risanamento delle favelas, contenere la corruzione che a livello amministrativo ammorba buona parte delle istituzioni brasilane e infine non perdere la "guerra delle valute". Quello scontro mondiale con cui alcune potenze mondiali cercano di guadagnare competitività con una moneta svalutata a scapito di altri, tra cui il Brasile.
Quella di Rousseff è stata una vittoria cui ha pesantemente contribuito Lula che con un consenso personale superiore all'80%, le ha fornito tutto il suo appoggio.
Economista, 63 anni, figlia di un immigrato bulgaro, due divorzi, una figlia, una vita spesa in politica, ex ministro dell'Energia, numero uno della Casa Civil (sottosegreteria alla presidenza) Dilma si presenta come un presidente autorevole anche se poco carismatica.
Non ha l'abilità negoziale di Lula, forgiata da decenni nel sindacato dei metalmeccanici, e ha fama di donna poco flessibile. Tuttavia, pur essendo stata attaccata dalle Chiese evangeliche per la sua intenzione di stemperare la dura linea proibizionista in tema di aborto, ha saputo contenere i danni e stravincere il ballottaggio.
Un altro dossier scottante è quello ambientale. Gran parte dei brasiliani non é più disposta a transigere sulla tutela dell'Amazzonia e del Cerrado. Lo conferma il 20% di voti ottenuto al primo turno dall'ambientalista Marina Silva. Ora la palla passa a Rousseff.