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Questo articolo è stato pubblicato il 02 novembre 2010 alle ore 16:24.
Chiede ai suoi un sussulto affinché «il Pd si metta a disposizione per una ragionevole riscossa». E sprona gli uomini di Gianfranco Fini «a svegliarsi» e a staccare la spina al governo di Silvio Berlusconi superando una volta per tutte «gli attuali tatticismi». Il segretario dei democratici, Pierluigi Bersani, suona la carica dopo le ultime dichiarazioni del premier investito dal Ruby-gate («meglio guardare le belle donne che essere omosessuali»). «Il paese è nel caos sotto il profilo politico, morale, culturale, economico e sociale - attacca il numero uno di Largo del Nazareno -. Siamo all'ingovernabilità, non c'è un governo, perché Berlusconi nasce nel discredito della politica e intende morire nel discredito della politica. E morirà come Sansone con tutti i filistei».
Bersani non risparmia dunque accuse durissime al Cavaliere. «I gusti notturni di Berlusconi - dice - possono mandare in rovina il paese. Io non ci sto». Quanto all'ipotesi di un governo tecnico che riformi la legge elettorale e affronti le emergenze del paese («uno stralcio parziale della riforma fiscale e un'operazione sull'occupazione giovanile»), il segretario democratico è molto chiaro. «Non è vero che noi pensiamo a tradimenti e ibaltoni - spiega Bersani -. Questo centrodestra ha portato il Paese nella palude, loro devono dare conto del loro colpo di Stato, perché hanno tradito il Paese e portato alla deriva sociale, economica e morale».
Non a caso l'appello dei democratici a staccare la spina viene indirizzato non solo a Gianfranco Fini e ai suoi. Ma anche a chi, avverte Bersani, «ha sostenuto Berlusconi fin qui, come ex Forza Italia e la Lega». Proprio quella Lega che però ha già bocciato seccamente l'idea di un esecutivo di transizione e a cui Bersani si rivolge quando bacchetta chi sostiene che «se cambia qualcosa in parlamento è un golpe questo vuol dire essere fuori dalla Costituzione». Se Calderoli, aggiunge Bersani, «straccia la Costituzione allora è coerente, sennò non può dire che c'è un colpo di Stato. Non è più sopportabile un'ambiguità su questo».
La strada quindi non è quella del voto anticipato come vorrebbe la maggioranza. «Il presidente della Repubblica conosce la nostra attitudine, noi non andremo mai da lui a dire cose diverse da quello che diciamo in pubblico«. Noi, ha aggiunto, «siamo a disposizione per una fase di passaggio anche breve che possa consentire di riprendere il cammino. L'alternativa è drammatica: che Berlusconi finisca con una spaccatura micidiale tra politica e paese». E comunque, chiarisce ancora il segretario, «non ci stiamo a tutti i prezzi. Chiediamo la discontinuità ma non faremo la stampella ad altri governi di centrodestra».