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I finiani lanciano Perugia e fanno melina: appoggio esterno? Decideremo lì

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 novembre 2010 alle ore 17:57.

Non scioglie il nodo più atteso, la possibilità, ventilata nelle ultime ore, di una uscita della delegazione finiana dall'esecutivo di Silvio Berlusconi. «Appoggio esterno al governo? Fini farà una proposta - spiega il capogruppo alla Camera di Futuro e libertà, Italo Bocchino-. Ci sarà una platea e a seconda delle reazioni decideremo». Ma la pattuglia di Gianfranco Fini affila comunque gli artigli in vista della convention di Perugia, in programma il 6 e il 7 novembre, presentata oggi nella sede di Farefuturo dai capigruppo di Fli alle Camere, Bocchino e Pasquale Viespoli, e dal viceministro Adolfo Urso. Che hanno illustrato anche il simbolo della nuova formazione: oltre al tricolore già annunciato, c'è il nome dell'ex leader di An su sfondo azzurro, mentre l'indicazione del partito si staglia sul verde.

L'ex leader di An e i suoi preferiscono dunque non svelare le carte all'avversario. Ma intanto gli recapitano un messaggio preciso. «Sia alla Camera che al Senato ci sono i numeri - avverte Viespoli - per sostenere un governo di stabilità parlamentare che porti a termine la legislatura». Insomma, il premier è avvisato e tuttavia Fli per ora non vuole staccare la spina anche se all'esecutivo non risparmia frecciatine. «Il governo deve governare. Se Berlusconi non è in condizioni di farlo - spiega Bocchino -, lo dica al paese, ai uoi alleati, al Parlamento. Non ci tengo a sostenere un governo che non si occupa dei problemi degli italiani».

Quanto all'ultimo scandalo che ha investito il presidente del Consiglio, il generalissimo di Fini è molto chiaro. «A noi non interessa nulla delle frequentazioni del premier e di come impegna il suo tempo libero - aggiunge il capogruppo di Fli alla Camera -. È evidente che la questione relativa ad eventuali presunte pressioni sulla questura di Milano per il rilascio e l'affidamento a una esponente politica che poi non si è occupata di questa ragazza che era fermata per un furto e che è in Italia senza esserci regolarmente ci preoccupa molto. E ci preoccupa molto perché non bisogna fare un uso disinvolto di un ufficio così importante come quello di presidente del Consiglio».

Insomma, per ora Fli attende di capire quale sia stato il ruolo del premier nella vicenda, se abbia cioè esercitato delle pressioni per condizionare le decisioni della questura meneghina. I prossimi giorni saranno quindi cruciali e a Perugia Fini annuncerà le proprie contromosse. E, se davvero dovessero emergere concrete responsabilità del Cavaliere nel Ruby-gate, il passo da compiere resterebbe quello paventato: ritirare i finiani dall'esecutivo. Che al momento conta quattro componenti in quota Fli: il ministro delle politiche comunitarie Andrea Ronchi, il viceministro allo Sviluppo economico, Adolfo Urso e i sottosegretari Roberto Menia (Ambiente) e Antonio Buonfiglio (Politiche agricole).

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Tags Correlati: Adolfo Urso | AN | Antonio Buonfiglio | Camera dei deputati | Farefuturo | Gianfranco Fini | Governo | Italia | Italo Bocchino | Ministero delle Politiche Agricole e Forestali | Pasquale Viespoli | PDL | Roberto Menia | Senato | Silvio Berlusconi

 

Gli occhi dei finiani saranno quindi puntati sulla direzione nazionale del Pdl, da dove si attende qualche risposta. Lì il premier si confronterà con l'intero partito (dai vertici a tutti i parlamentari) e dovrà rispondere ai molti mal di pancia che agitano il Pdl. « Giovedì ci sarà la direzione nazionale, la seconda da quando è nato - sottolinea il viceministro Urso -. Da mesi attendiamo risposte a problemi che abbiamo posto, risposte che non sono mai giunte». In particolare, aggiunge, «aspettiamo le risposte del governo sull'agenda di riforme concordata solennemente con il voto di fiducia» di fine settembre. Per Urso «quei punti attendono ancora di essere scritti. Il tempo passa, siamo già a novembre, e non possiamo attendere oltre. Ancora non abbiamo visto ciò che era stato promesso». E le risposte, avverte, devono arrivare «prima che si concluda la nostra assise di Perugia a fine settimana». Un ultimatum vero e proprio cui Berlusconi è chiamato a fornire una replica convicente.

Bocchino avverte il Pdl: a Perugia decideremo se restare al governo (di Sara Bianchi)

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