Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2010 alle ore 19:33.
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha leso il prestigio dell'ordine giudiziario e del pm del processo Mills, Fabio De Pasquale, per i giudizi pronunciati in occasione del suo intervento alla festa del Pdl a Milano: è la conclusione alla quale è giunta a maggioranza la prima commissione del Csm che, con il voto contrario del laico della Lega Matteo Brigandì, ha deciso di procedere con un intervento a tutela del magistrato milanese.
Il premier definì «famigerato» De Pasquale, parlò di «un'associazione a delinquere nella magistratura» e disse che «tre diversi collegi, quello di primo grado, secondo grado e la Cassazione hanno asseverato» la tesi del pm del processo Mills «dimostrando quindi che c'è un accordo fra i giudici di sinistra che vuole sovvertire il risultato delle elezioni». Per il premier De Pasquale era «lo stesso pm che disse a Cagliari che il giorno dopo l'avrebbe messo in libertà e poi è andato in vacanza», ricordando che «il giorno dopo Cagliari si è tolto la vita». E chiese una commissione d'inchiesta sui magistrati. Affermazioni giudicate gravi dalla prima commissione del Csm, che nei prossimi giorni preparerà un documento da sottoporre all'esame del plenum.
Erano stati tutti e 16 i consiglieri togati e il laico del Pd Glauco Giostra a chiedere l'apertura di una pratica a tutela del De Pasquale, dopo che era fallito il tentativo di arrivare a una presa di posizione comune anche con i laici del Pdl e della Lega. E a sollecitare il vicepresidente del Csm Michele Vietti a esprimere al Capo dello Stato la loro «profonda preoccupazione» per le «ennesime gravissime dichiarazioni», di Berlusconi che - scrissero in quella occasione - minano la credibilità delle istituzioni e rischiano di delegittimare la magistratura tutta«. Un timore espresso da Vietti nell'incontro del 13 ottobre scorso con il Presidente della Repubblica nel corso del quale Napolitano ribadì il »suo costante impegno per l'esercizio rigoroso delle prerogative costituzionali del Csm».
Duro il giudizio del consigliere del Csm Matteo Brigandì, laico della Lega, che per spiegare le ragioni del suo «no» ha sostenuto che «c'è un'esorbitanza del Csm rispetto ai propri poteri». Ma non è solo una questione di confini tra «organi costituzionali». Secondo Brigandì, non ci sono i presupposti per un intervento a tutela di De Pasquale: «escludo che il pm si senta intimorito dal presidente del Consiglio e abbia per questo problemi sul suo procedere». Per questo il consigliere presenterà giovedì prossimo, quando si dovrebbe arrivare al voto, un documento alternativo a quello della maggioranza della Commissione.