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La strategia di Berlusconi: fiducia al Senato. Ecco tutte le mosse della partita a scacchi sulle mozioni

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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2010 alle ore 14:15.

Lo scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini si trasferisce nelle aule parlamentari. Il Pdl, infatti, come già annunciato ieri in un comunicato, fa quadrato attorno al premier e ha presentato oggi al Senato una mozione a sostegno dell'azione di governo. Una scelta non casuale visto che l'esecutivo gode a palazzo Madama di una maggioranza abbastanza solida anche senza i voti dei finiani (la pattuglia di Fli conta dieci parlamentari in quest'ala del Parlamento). Quasi in contemporanea, però, Pd e Idv hanno risposto depositando una mozione di sfiducia contro il governo alla Camera, dove invece i numeri non sono favorevoli al cavaliere. Che ieri ha lasciato Seul e il G20 disertando la conferenza stampa di fine vertice.

Il cavaliere tira dritto, dunque, contando anche sull'appoggio di Umberto Bossi. Che in serata ha affidato al ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, il compito di diffondere una nota che conferma la fedeltà del Carroccio a Berlusconi. E soprattutto stoppa le voci che avevano parlato di un Carroccio non ermetico rispetto a un esecutivo tecnico o a un governo non più affidato al premier ma a un altro esponente del centro-destra (Giulio Tremonti, Angelino Alfano o Roberto Maroni). Così Calderoli ribadisce che «nessuno pensa o ha mai pensato, come soluzione alla crisi, a maggioranze diverse da quelle uscite dalle urne nell'aprile del 2008 o a governi non presieduti da Silvio Berlusconi. Mentre chi pensa, scrive o sostiene che l'incontro avvenuto ieri a Montecitorio tra Umberto Bossi e Gianfranco Fini rappresenti un fallimento non sa neppure di che cosa si sta parlando».

Intanto Franceschini ha scritto stamane una lettera al presidente della Camera Fini chiedendo l'immediata calendarizzazione: la capigruppo è stata convocata per le ore 9 di martedì prossimo. Ma, calendario alla mano, la mozione verrà esaminata dall'aula molto probabilmente dopo la finanziaria. Entrambi i testi sono molto succinti. Solo due righe per la mozione del Pdl a palazzo Madama. «Il Senato invita il governo a proseguire nella sua azione secondo le linee tracciate dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi». Stringata anche quella presentata da Pd e Idv alla Camera, con il via libera anche dell'Udc di Pierferdinando Casini. «La Camera, preso atto che il governo non ha più il compiuto sostegno dell'originaria maggioranza, considerato che la permanenza in carica dell'esecutivo non consente di affrontare e risolvere nessuno dei gravi problemi del paese, esprime, ai sensi dell'articolo 94 della Costituzione, la propria sfiducia al governo».

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Insomma, lo show-down tra il premier e l'ex alleato dovrebbe cominciare con tutta probabilità all'indomani del via libera alla legge di stabilità. Che i finiani hanno promesso di votare, sfilandosi invece nel caso in cui l'esecutivo decidesse di porre la fiducia sul provvedimento. Dunque Berlusconi vuole un confronto in aula e non accetterà l'ultimatum dell'ex leader di An. E la linea del premier è stata ribadita oggi dal capogruppo del Pdl a Montecitorio. «Il chiarimento vero verrà dopo la finanziaria». Faremo, ha aggiunto l'esponente pidiellino, «una verifica parlamentare, al Senato e alla Camera, e lì si vedrà quale sarà l'orientamento della maggioranza di deputati e senatori». Se il governo incasserà la fiducia, ragiona Cicchitto, «si andrà avanti. Qualora ci fosse un atteggiamento diverso per noi è chiaro che l'unico sbocco democraticamente possibile è tornare davanti al popolo sovrano».

La strategia del cavaliere è chiarissima: il premier sa di poter raccogliere una maggioranza certa a palazzo Madama che potrebbe spendere poi al Quirinale per sbarrare la strada a un eventuale governo tecnico. Ma, al di là dei numeri, che sono dalla sua, Berlusconi lavora a blindare l'esito della partita al Senato e starebbe pensando di occupare subito le caselle lasciate libere da Fli (i quattro componenti finiani dell'esecutivo si dimetteranno lunedì) in modo da offrirle a qualche senatore recalcitrante della maggioranza. Ad ogni modo il premier è deciso a prendere tempo almeno fino a dicembre in modo da stringere ancor di più il patto di fedeltà Bossigarantendo il via libera ai decreti attuativi del federalismo. E lunedì sera il cavaliere incontrerà il senatur ad Arcore proprio per rinsaldare l'asse con il Carroccio.

Insomma per Berlusconi e i suoi non esiste altra strada che il voto se la verifica dovesse avere esito negativo. Per il momento, però, la priorità resta l'approvazione della finanziaria, come ha chiesto nei giorni scorsi il capo dello Stato, Giorgio Napolitano. «Credo che da parte di tutti, per senso di responsabilità, ci sia l'impegno - spiega Cicchitto - di espletare l'iter parlamentare delle cose più significative, in primo luogo quello della finanziaria, perchè c'è un problema che abbiamo davanti al paese per la tenuta dell'economia italiana in una situazione in cui la crisi economica internazionale non è finita. Quindi il chiarimento vero avverrà dopo l'approvazione». Quanto all'annuncio fatto da Italo Bocchino («voteremo la legge di stabilità ma non una eventuale fiducia»), Cicchitto è netto. «Ognuno si assumerà le proprie responsabilità».

Tutte le mosse nella partita a scacchi delle mozioni tra Pdl, Fli e Pd

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