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Finanza e Mercati In primo piano

Bond, debiti, cds: cosa vuol dire vivere con i tassi in rialzo

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 novembre 2010 alle ore 06:37.

Non soltanto lo spread tra i titoli di Stato dei paesi periferici europei e un Bund di pari durata indica una certa tensione sui mercati. Anche il recente aumento del costo dei credit default swap (Cds) di alcuni paesi europei segnala infatti il crescente nervosismo degli investitori riguardo alla sostenibilità finanziaria nel medio termine di queste nazioni. Ad accelerare le dinamiche di mercato negative sono state, circa tre settimane fa, alcune dichiarazioni del cancelliere tedesco Angela Merkel che ha espresso la volontà di far "pagare" anche gli investitori obbligazionari nel caso di future situazioni crisi finanziaria di paesi dell'area euro; ciò implicherebbe possibili operazioni di ristrutturazione del debito (in pratica di insolvenza). Non stupisce, dunque, che dopo queste esternazioni il costo di assicurarsi tramite i Cds contro l'insolvenza dei paesi europei finanziariamente più deboli sia aumentato in alcuni casi vertiginosamente. Dall'analisi dei valori dei Cds (si veda il grafico sopra) si possono identificare tre gruppi di paesi che rappresentano diversi livelli di crisi e sfiducia degli investitori.

Grecia, Irlanda, Portogallo
Sono i tre paesi per i quali è considerata elevatissima la probabilità di un qualche tipo di insolvenza e rinegoziazione del debito. Le motivazioni di tanta sfiducia sono diverse. La Grecia presenta la situazione peggiore da quasi tutti i punti di vista: debito elevatissimo (oltre 140% del Pil), deficit altrettanto elevato e bassissima competitività dell'economia. L'Irlanda, invece, che godeva di discreti fondamentali macroeconomici fino a pochi mesi fa, paga gli eccessi del proprio sistema bancario per sostenere il quale il paese potrebbe essere costretto a un intervento pari a oltre il 60% del Pil (le stime a questo riguardo variano grandemente). Il Portogallo, infine, ha una situazione poco brillante sotto quasi tutti gli aspetti, senza tuttavia presentare "eccessi" come il debito per Grecia o il sistema bancario per l'Irlanda.

Germania, Francia, Uk
Questi tre paesi sono invece all'altro estremo nella considerazione degli investitori. Se i valori molto bassi del cds della Germania non stupiscono (implicano cioè una bassissima probabilità di insolvenza), più sorprendente è il giudizio positivo sulla Gran Bretagna che grazie alle misure di rigore approvate dal nuovo governo ha riguadagnato la fiducia degli investitori mettendola quasi sullo stesso piano della Germania stessa.

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Spagna, Italia
Nel mezzo ci sono paesi come Spagna e Italia, la cui situazione economica non è a immediato rischio insolvenza ma per i quali iniziano ad affiorare timori legati a possibili difficoltà di rifinanziamento del debito qualora gli investitori entrassero in "sciopero" rifiutandosi di acquistare i titoli di stato. «Da questo punto di vista l'Italia - spiega Jacopo Ceccatelli di JC&Associati Sim -, che godrebbe di fondamentali macroeconomici decisamente migliori rispetto per esempio alla Spagna, è particolarmente vulnerabile dato che nel 2011 sono previste emissioni di importo maggiore rispetto a Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna messe assieme».
Ma cosa serve dunque per tranquillizzare i mercati? «Nel breve termine - risponde Ceccatelli – è cruciale verificare se potranno essere coinvolti nella ristrutturazione del debito anche i paesi già colpiti dalla crisi, oppure se le dichiarazioni di questi giorni intendono riferirsi al futuro meccanismo di gestire eventuali prossime crisi. Nel medio termine - chiosa Ceccatelli – sarà indispensabile mettere a punto meccanismi preventivi di controllo "ex ante" delle politiche fiscali dei singoli paesi e non solo procedure di penalizzazione "ex post", che come abbiamo visto sono il più delle volte inapplicabili nella pratica».

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