Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2010 alle ore 16:57.
LONDRA – Felicità per rilanciare la Gran Bretagna. Non c'è alcuna correlazione diretta fra gli eventi, ma la coincidenza ne rende inevitabile l'associazione. Mentre David Cameron s'appellava allo spirito guerriero britannico per liquidare ogni deriva pessimistica, ogni ipotesi di cupio dissolvi della centralità di Londra nel mondo, l'ufficio del premier faceva sapere che la felicità è l'indice che sarà introdotto per valutare il grado di sviluppo del Paese. Come dire: altro che prodotto interno lordo, saranno i sorrisi a valutare il benessere.
È una vecchia idea di David Cameron, deciso ad abbandonare i criteri eccessivamente aritmetici del Pil per avere un metodo capace di considerare nell'evoluzione di uno Stato variabili oggi non calcolate. Una scala per elencare il benessere della gente, la loro contentezza e la loro serenità – la felicità appunto – determinata dalle condizioni ambientali o dal servizio sanitario nazionale e non solo dalla ricchezza o dalla crescita dell'economia.
Un indice dello sviluppo globale a cui l'Ufficio nazionale di statistica da oggi deve lavorare e che comincia a vedere la luce nelle stesse ore in cui il premier decide di scuotere un popolo depresso. La percezione che il Regno Unito sia condannato a un incontenibile declino, secondo Cameron, va combattuta. Deve essere rintuzzato ogni tentativo in questo senso per la semplice ragione che Londra ha già cominciato a muoversi sulla via del riscatto. L'influenza inglese non cala, secondo il premier, anzi la decisione di risanare i conti è divenuta esempio per il resto del mondo. «Dobbiamo riequilibrare la nostra economia – sostiene il primo ministro - se vogliamo sostenere il peso delle nostre responsabilità sul pianeta». Resta da vedere se l'indice della felicità sarà di qualche aiuto. Difficile puntare ai sorrisi nei giorni in cui la forbice pubblica taglia milioni per la spesa statale e con essa mezzo milione di posti di lavoro.