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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2010 alle ore 14:42.
Resto, vado via perché: cosa scrivereste nella lista di Fini e in quella di Bersani?
«Gli elenchi di Fini e Bersani? Fino all'inizio della trasmissione nessuno di noi ne saprà il contenuto. Abbiamo lasciato che li scrivessero loro, in totale libertà». A poche ore dalla seconda puntata di "Vieni via con me", il programma di e con Fabio Fazio e Roberto Saviano, il capostruttura di Rai Tre e responsabile del programma, Loris Mazzetti, dice la sua sulla contestata partecipazione alla puntata di stasera dei leader di Fli e del Pd, che avranno a disposizione tre minuti per leggere due elenchi di valori politici, rispettivamente e ovviamente di destra e di sinistra. «Li abbiamo scelti perché rappresentano due percorsi politici, due modi di evolvere - spiega Mazzetti - Fini è partito dall'Msi, poi attraverso An è arrivato ora a Fli, mentre Bersani è passato dal Pci al Pds e ora al Pd».
È certo, però, che la presenza dei due leader che possono ormai definirsi entrambi all'opposizione, ha suscitato più di un malumore, sia in Rai sia fuori: «Guardi, in questi giorni mi hanno detto di tutto, anche di essere un "commissario politico". Io mi reputo una persona indipendente, so solo che il nostro programma sta andando bene e che devo rendere conto solo ai telespettatori». E Fabio Fazio da parte sua ieri ha risposto anche a chi gli aveva suggerito di invitare per par condicio anche il premier Silvio Berlusconi: «Abbiamo invitato Bersani e Fini perché rappresentano destra e sinistra. Se poi vuol venire anche il presidente del Consiglio, è il benvenuto, penseremo a un elenco anche per lui».
I telespettatori premieranno anche questa puntata? Al debutto di lunedì scorso, fra Benigni, il fattore novità e il tira e molla sul lancio del programma, lo share del programma è schizzato al 25,48%, «livelli da Sanremo», dice Mazzetti. «Ma se stasera arriveremo al 20% - prosegue - sarà già tanto».
Sano realismo da produttore di vecchia data che conosce le dure leggi dello schermo, la volubilità del pubblico, ma anche le sorprese della sua fedeltà. «Quello che ci rende davvero contenti è che con "Vieni via con me" abbiamo dimostrato che la Rai non significa solo nomine politiche e cose del genere, ma che può essere ancora quella che chiamavamo "mamma Rai", "la" televisione italiana, capace di dar vita a un bel programma con le proprie forze».