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Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2010 alle ore 11:40.
Il Pdl scalda i motori per le elezioni: «dobbiamo dare una risposta serena, ma molto ferma, a quello che sta accadendo, ricordando quelli che sono i patti sottoscritti con gli elettori», ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, uscendo dal vertice dei capigruppo pidiellini di Camera e Senato, a Montecitorio, alla presenza anche dei coordinatori del partito e di diversi ministri. Un summit per "serrare i ranghi", in attesa del 14 dicembre, dove - con molta probabilità - verranno decise le sorti della Legislatura, con il voto contestuale di Camera e Senato sulle due mozioni di sfiducia e di sostegno al Governo. Per quella data è atteso anche il pronunciamento della Consulta sul Lodo Alfano.
«Abbiamo riportato la crisi in Parlamento», ha sottolineato il capogruppo dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri, che mostra serenità per l'appuntamento di metà dicembre: «Attendiamo il giudizio delle Camere. Ma è chiaro che se qualcuno nel centrodestra dovesse rimettere in gioco la sinistra con manovre di palazzo, andrebbe incontro al giudizio degli italiani». «Il governo vive, di sicuro fino al 14 dicembre», ha aggiunto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa secondo cui «ha ragione Bossi» ipotizzando la data del 27 marzo come la più probabile per tornare alle urne. Tecnicamente i tempi sono quelli, ma è tutto da vedere».
Tuttavia non sono escluse sorprese: «Si va a votare il 27 marzo?, Sì, ma del 2013», ha detto il capogruppo della Lega Nord, Marco Reguzzoni, facendo intendere quindi che l'esecutivo potrebbe proseguire il lavoro sino al termine della Legislatura. L'esponente del Carroccio esclude comunque che possano esserci soluzioni diverse alla crisi politica che non siano a guida Berlusconi, tantomeno governi tecnici: «Non esiste altro governo che quello guidato da Silvio Berlusconi e per noi - rincara la dose - sarebbe tradire gli elettori se facessimo scelte diverse da quelle volute dagli stessi degli elettori».
A orientare il barometro della crisi verso le urne, è stato il presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni, che dalle colonne del Giornale, ha confermato che «si voterà a breve». Bisonga studiare, ha aggiunto, «una soluzione per votare già a gennaio o ai primi di febbraio. A quel punto è chiaro che Silvio Berlusconi è il nostro candidato». Formigoni boccia il cosiddetto terzo polo, ma anche un Berlusconi-bis: «Non lo vuole nè il premier, nè la Lega».