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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2010 alle ore 18:41.
LISBONA. Come al vertice dell'Alleanza Atlantica di Strasburgo-Kiel dell'aprile 2009. Allora fu la telefonata al premier turco Erdogan (per sbloccare, si disse, la nomina del danese Rasmussen a segretario generale della Nato) a ritardare la partecipazione del presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi davanti ad un'imbarazzata cancelliera Angela Merkel.
La stessa scena si è ripetuta questo pomeriggio, anche se in forma meno plateale, in apertura del vertice Nato di Lisbona. Pur essendo atterrato alle 16,15 ora locale (erano le 17,15 in Italia) dopo un'ora Berlusconi non era ancora arrivato alla sede della Fiera di Lisbona che dista pochi chilometri dall'aeroporto. Il premier italiano, per la seconda volta dopo Strasburgo non ha presenziato al minuto di silenzio in omaggio ai militari vittime nelle missioni internazionali davanti ai capi di Stato e di Governo di tutti i Paesi Nato.
Mentre un anno fa Berlusconi spiegò al cancelliere Merkel che stava intercedendo con il premier turco per sbloccare la nomina di Fogh Anders Rasmussen a segretario generale della Nato, questa volta le ragioni sembrano da ricercarsi nella complessa situazione di politica interna ed in un vorticoso giro di telefonate con al centro le minacciate dimissioni del ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna accusata da Alessandra Mussolini di essere troppo "contigua" al rappresentante di Fli Italo Bocchino.
Ma secondo la versione ufficiale offerta dai portavoce di palazzo Chigi il ritardo del capo del governo sarebbe da attribuire a ben altri motivi. «Non è vero che il presidente Berlusconi abbia fatto attendere i partner della Nato al vertice di Lisbona per una telefonata. Il ritardo è stato causato da una lunga attesa dell'aereo in pista, in fila con altri aerei, dovuta a motivi organizzativi e di protocollo estranei alla delegazione italiana. Qualsiasi altra ricostruzione - sottolinea Palazzo Chigi - è ridicola».