Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2010 alle ore 18:48.
FIRENZE - Era difficile giocare peggio di sette giorni prima, e infatti l'Italia se lo è evitato. Il punteggio ci penalizza di più (dal 16-22 di Verona con l'Argentina al 14-32 di oggi con l'Australia), ma la partita del Franchi ha ridato un po' di coraggio agli azzurri. Di questi tempi non è poco, anche perché, oggettivamente, non erano i "Wallabies" - terzi nel ranking mondiale - la formazione che potevamo pensare di battere in questo trittico novembrino.
Parisse e compagni hanno giocato bene in difesa e in mischia chiusa, dove hanno costretto più volte gli avversari al fallo. La nuova mediana (composta da Orquera e dall'esordiente Edoardo "Ugo" Gori, autore di una buona prova) è sembrata dinamica e concentrata. Peccato che i palloni a disposizione non siano stati molti. Con l'Argentina la conquista era stata una delle poche cose che avevano funzionato, stavolta ci siamo dovuti accontentare di provare a giocare di rimessa.
Soprattutto nel primo tempo, finito 9-13, quando - oltre alla difesa azzurra - è stata la presunzione degli ospiti a giocare un ruolo decisivo nello scarto ridotto tra le due formazioni. Per 40 minuti gli uomini in giallo hanno giocato quasi tutti i palloni, partendo anche dalla loro area dei 22 metri. Si sono viste belle trame e giocate di fino, senza mai passare per i punti di incontro, ma in concreto l'Australia ha raccolto poco. Forse a illuderla è stata una partenza sprint, che la vedeva portarsi sul 10-0 dopo nove minuti. Prima un calcio di Barnes, poi una splendida meta, con una manovra tambureggiante, in più fasi, fino all'apertura verso l'out destro e alla meta dell'ala Mitchell. Al quarto d'ora il punteggio era di 13-3, poi il primo tempo si chiudeva su due calci degli italiani. Per quello dalla lunga distanza di Orquera, i guardalinee (caso raro) non erano in grado di giudicare: ci voleva la prova tv per ufficializzare il passaggio della palla tra i pali.
Azzurri praticamente incapaci di avvicinarsi alla linea di meta nella prima frazione, ma era un mezzo miracolo essere riusciti a tenersi "nei pressi" dell'avversario.
La supponenza dell'apertura Quade Cooper (indubbiamente un talento, ma non sempre efficace) e dei suoi compagni non dev'essere assolutamente piaciuta al tecnico Robbie Deans, e così l'Australia del secondo tempo ha deciso di sfruttare più razionalmente la propria supremazia territoriale, tornando a fare bottino di punti dopo un'astinenza durata 36 minuti. Berrick Barnes sarà anche il terzo calciatore degli "Aussies" (dopo O' Connor e Giteau, oggi entrambi assenti), ma ha realizzato un 8 su 9 nei calci fermi che si è rivelato decisivo. In particolare, quattro calci piazzati fra il 10' e il 27' hanno di fatto chiuso la partita.