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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2010 alle ore 16:04.
Per la prima volta c'è stato anche un treno speciale. Con scorta (piuttosto inutile) di polizia. Da Bernabè e Moretti ai fan del rugby. Oggi il Frecciarossa tra Milano e Firenze (dove si è giocata Italia-Australia, che ha visto la nazionale soccombere 14 a 32 ) è diventato Frecciazzurra.
Undici carrozze ad alta velocità da Rogoredo a Campo di Marte, 550 persone a bordo e atmosfera da terzo tempo anticipato. Con maglie di tutti i colori, panini, birra e vino. Uomini e donne, ragazzini del minirugby - dall'Under 8 in poi - e vecchi giocatori con il naso a chicane. Ci sono persone che si conoscono e altre che si riconoscono, a distanza di un po' di anni. Squadre intere: Rho, Mastini di Opera, Delebio, per fare qualche nome. C'è una piccola banda: si chiama Roaring Emily Band ed è venuta a pagamento, ma si vede che anche per i musicisti il divertimento è autentico. E ci sono due giocatori italo-neozelandesi, con decine di presenze in azzurro: Paul Griffen e Kaine Robertson si gustano il clima e anche i brindisi che vengono loro offerti con inquietante frequenza.
Federico Zanni, ex rugbysta di Reggio, titolare di "Verso il progetto" (agenzia di promozione eventi) e organizzatore del treno del rugby, assicura che l'iniziativa verrà replicata per il Sei Nazioni, con tanto di fermate intermedie tra Milano e Roma. L'idea sembra funzionare, la risposta dei rugbisti (anche al netto degli invitati) non si è fatta attendere. Allettante anche l'offerta: 50 euro di treno andata e ritorno più 30 euro per il biglietto della partita.
Da vedere la risposta del "Franchi". L'obiettivo dichiarato della vigilia era fissato in 35mila spettatori. Finora l'entusiasmo dei fan ha tenuto duro, a dispetto di una serie di sconfitte che lascia senza fiato: da febbraio 2008 a oggi, con il nuovo ct Nick Mallett, 25 sconfitte e quattro vittorie. È vero che quello del rugby internazionale è un mondo strano, con le prime 12 del mondo che in pratica si incontrano sempre fra di loro. E, guarda caso, l'Italia occupa proprio il 12° gradino. Nel 2007 arrivammo fino all'ottava posizione, poi ci si è ritrovati in discesa.
Solo sul versante dei risultati, però, perché il pubblico risponde sempre. E anche all'estero, nelle capitali europee del rugby, gli azzurri sono seguiti da una media di 3-4mila persone. Un mistero: possiamo spiegarlo in parte con il fatto che ogni match è comunque una festa, che ci si diverte prima, durante e dopo l'incontro. Anche in caso di sconfitta.