Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 26 novembre 2010 alle ore 20:16.
È convinto che se si andasse al voto domani la sicurezza del premier finirebbe per sfaldarsi. «Non so come Silvio Berlusconi sia così sicuro. Se vi votasse oggi non avrebbe la fiducia». Ma non è l'unico messaggio per il presidente del Consiglio. Perché il Gianfranco Fini che si presenta davanti ai «Magnifici 100» esponenti della società civile invitati per lui dal finiano Giuseppe Consolo, è tonico e aggressivo quanto basta con l'ex alleato. «Non capisco come possa dire fiducia o elezioni. È il capo dello Stato che decide in base alla Costituzione». Al Cavaliere Fini chiede poi «di cambiare l'agenda economica perché non c'è governo che non lo abbia fatto dopo la crisi economica».
La distanza tra i due cofondatori del Pdl è dunque tutt'altro che ridotta. Anzi, il leader di Fli non fa mistero, nemmeno in questa occasione, dell'asse sempre più solido con Pierferdinando Casini quando dice che «il governo deve cambiare agenda perché se persino una forza dell'opposizione come l'Udc dice che Berlusconi deve dimettersi e si deve fare punto e a capo per poi ripartire, questo non può essere considerato come una provocazione o un'offerta irricevibile».
Dunque, nessuna nube all'orizzonte tra il presidente della Camera e il numero uno dei centristi. L'alleanza è più solida che mai. E lo si intuisce anche in quell'appello alla responsabilità che l'ex leader di An snocciola poco dopo. «Vincere le elezioni non vuol dire comandare, ma c'è l'onere di governare. A fronte di tante emergenze, sarebbe un atteggiamento più consono dire "le responsabilità ci sono, ce le abbiamo anche noi del governo, faccio un appello alle forze responsabilì, perché l'unione fa la forza, perché l'interesse del paese viene prima"» Parole che riecheggiano l'invito rivolto dai centristi al premier a ogni piè sospinto.
Poi il presidente della Camera annuncia che Fli voterà la riforma dell'università. E ammette di essere d'accordo con il Cavaliere quando sostiene che «non bisogna preparare una campagna elettorale e che andare al voto ora sarebbe irresponsabile. Ma come si fa a definire un comportamento del governo che non prende nessuna iniziativa». In fondo, però, ammette Fini, il premier vorrebbe andare al voto con questa legge elettorale e con questo premio di maggioranza «e invece il voto non ci sarà». Una dichiarazione che sembra quasi l'annuncio di una battaglia. Anche perché l'ex leader di An non risparmia critiche al premier nemmeno quando lo rimbrotta sui giornali. «È vero che a volte mistificano , ma non si può prendersela sempre con l'informazione». E non ci sta a incassare l'accusa di tradimento. «Dobbiamo smetterla di pensare in maniera contrapposta: non ci sono traditori di qua, come non ci sono camerieri di là».