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Questo articolo è stato pubblicato il 29 novembre 2010 alle ore 12:37.
Franco Frattini condanna le rivelazioni di Wikileaks che, dice, «vuole distruggere il mondo» ed esorta la comunità internazionale «quella vera, quella che vuole migliorare il mondo, a reagire compatta senza commentare senza retrocedere sul metodo della diplomazia, senza lasciarsi andare a crisi di fiducia, che se diventa sfiducia reciproca può bloccare collaborazioni fondamentali per risolvere grandi situazioni di crisi».
Parlando con i giornalisti italiani a margine dei suoi incontri istituzionali in Qatar, il titolare della Farnesina ha quindi «ribadito l'appello a una forte consapevolezza che l'interesse nazionale dell'Italia va preservato. Interesse nazionale di cui il principale partito di opposizione, il Pd, ma anche per esempio l'Udc, sono sempre a rivendicare in molte occasioni e che ora è il momento di salvaguardare insieme». «Se questi sono i costumi dell'epoca in cui viviamo c'è da restare atterriti e sconfortati», ha commentato il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta.
«C'è poco da ridere sui documenti resi noti da Wikileaks. Quel che emerge conferma in modo inequivocabile che il presidente del Consiglio con il suo comportamento e con le sue decisioni politiche nuoce alla reputazione dell'Italia nel mondo, con grave danno per il paese», sottolinea il segretario nazionale del Pd, Pierluigi Bersani.
Per Frattini «i rapporti riservati degli ambasciatori non sono la policy di un Paese: i rapporti, le considerazioni, i "si dice", le relazioni sono elementi, non sono la policy di un Paese, questo va detto con assoluta chiarezza». «Sarebbe devastante far credere che la policy del governo americano sia di sfiducia verso un gran numero di Paesi che sono stretti alleati degli Usa, penso anzitutto all'Italia». «Sono stato di recente a Riad e posso immaginare quale impatto abbiano avuto certe notizie», ha aggiunto Frattini, rispondendo a una domanda sulle rivelazioni che riguardano le dichiarazioni del re saudita Abdullah su alcuni leader mediorientali. «Ma quello che abbiamo letto - ha spiegato - non vuol dire la sfiducia dell'America verso questo o quell'altro paese, non vuol dire che i Paesi citati abbiano come policy quello che è stato riportato, sono stati riportati eventi, vicende, episodi, e questo è fondamentale».