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Questo articolo è stato pubblicato il 30 novembre 2010 alle ore 16:34.
Ha liquidato anche oggi le rivelazioni di Wikileaks come semplici «falsità». Ma le notizie sul suo conto diffuse dal sito fondato da Julian Assangecontinuano ad alimentare lo scontro politico. Il premier Silvio Berlusconi, però tira dritto anche se dal centro-sinistra (fatta eccezione per l'Udc di Casini) si leva anche oggi un coro unanime che chiede al Cavaliere di riferire al Copasir. Mentre il numero uno del Carroccio, Umberto Bossi, si schiera con l'alleato. «Mi sembra che gli americani lo abbiano un po' accoltellato alle spalle - dice il senatur - . Lui si è battuto così tanto per l'America dopo l'11 settembre e non meritava un trattamento così»
A reiterare la richiesta al Cavaliere di presentarsi al Copasir è stato stamane il presidente del comitato, Massimo D'Alema. Che, ai microfoni di Radio Popolare, sottolinea che «grosso modo mi ero fatto di Berlusconi la stessa idea degli americani senza attendere le loro informazioni riservate». Poi insiste sulla necessità che il premier si presenti davanti al Copasir. «C'è una legge - spiega l'ex premier che dice che il presidente del consiglio debba riferire davanti al comitato parlamentare per la sicurezza della repubblica delle questioni riguardanti la sicurezza nazionale. Berlusconi è stato invitato quattro volte a venire a parlare di fronte al Copasir. Non ha mai neppure risposto. Lui non rispetta la legge».
A dar man forte al Pd scendono in campo anche i finiani. Ieri a bacchettare il premier era stato il capogruppo di Fli alla Camera, Italo Bocchino («Berlusconi dovrebbe andare al Copasir, anzi sarebbe già dovuto andare»). E oggi è Benedetto della Vedova a rilanciare l'invito. «A prescindere da WikiLeaks, il presidente del Consiglio - attacca il deputato finiano - al Copasir ci dovrebbe andare». Mentre il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, torna ad attaccare il premier. «Berlusconi - dice - mente sapendo di mentire». L'unico a smarcarsi è il numero uno dei centristi, Pierferdinando Casini, che sulla vicenda sceglie il low profile. «Come dicono gli americani, giusto o sbagliato che sia - spiega il leader dell'Udc - questa è la mia patria. Io non utilizzo i dossier del dipartimento di Stato americano per polemizzare con il governo: non ne ho bisogno, l'opposizione la faccio in Parlamento ma non faccio speculazioni su questi documenti. Le polemiche su queste cose non aiutano il senso di unità nazionale».