Questo articolo è stato pubblicato il 30 novembre 2010 alle ore 12:04.
Roma assediata dai cortei contro la riforma Gelmini dell'università con scontri fra forze di polizia e studenti, 18 stazioni ferroviarie occupate (fra cui Termini), governo due volte battuto alla Camera prima dell'approvazione del ddl. Nella capitale cariche e lancio di lacrimogeni della polizia contro gli studenti nei pressi di Montecitorio, dove i ragazzi hanno tentato di forzare il blocco della polizia e di ribaltare le camionette che bloccavano la strada per non consentire l'accesso alla Camera. Sono state lanciate anche bombe carta, pietre, bottiglie e sampietrini contro le forze dell'ordine. La polizia ha caricato gli studenti per disperderli.
Le strade in centro sono chiuse da camionette e blindati, con polizia e carabinieri in tenuta antisommossa. Una serie di blocchi stradali che ha paralizzato il centro e ha mandato in tilt il traffico in quasi tutta la città. Il Pd, per voce del deputato Roberto Giachetti, ha chiesto al ministro dell'interno Roberto Maroni di riferire in aula alla Camera «sugli scontri fra studenti e polizia». In serata Maroni ha spiegato che le forze dell'ordine hanno agito bene, non ci sono stati feriti fra i manifestanti e che però qualcuno avesse intenzioni cattive «lo dimostra il fatto che un blindato della Polizia è stato attaccato con mazze e pietre». Le forze dell'ordine, ha spiegato il responsabile del Viminale, «hanno lavorato con grande professionalità e sono loro che hanno subito violenze», ma stanno gestendo la situazione complicata «come sempre con grande responsabilità».
La protesta degli studenti italiani è anche sbarcata a Parigi, dove un gruppo di ragazzi ha appeso uno striscione contro la riforma Gelmini sull'Arco di Trionfo: «Da Parigi è un no. No al ddl. Riprendiamoci il futuro. Erasmus Parigi».
«Gli studenti veri sono a casa a studiare - ha commentato il premier Silvio Berlusconi - quelli in giro a protestare sono dei centri sociali e sono fuori corso». Per il premier «quella in Parlamento è una buona riforma che favorisce gli studenti, i professori e più in generale tutto il mondo accademico e dunque deve passare se vogliamo finalmente ammodernare l'università ». Il Cavaliere non si capacita, quindi, delle proteste e dell'opposizione alla riforma: «È stata discussa con tutte le parti in causa, modificata, migliorata e credo che meglio di così non si potesse proprio fare». Inoltre, ha aggiunto, «introduce maggiore meritocrazia ed è davvero un vantaggio per tutti».
«Gli estremisti che hanno bloccato Roma e causato gravi incidenti - ha commentato il presidente della Camera, Gianfranco Fini - non hanno reso un buon servizio alla stragrande maggioranza di studenti scesi in piazza con motivazioni non totalmente condivisibili ma certamente animate da una positiva volontà di partecipazione e di miglioramento delle condizioni della nostra Università. Per questo esprimo la mia solidarietà alle Forze di Polizia, ai cittadini romani e ai tantissimi giovani in buona fede, la cui protesta è stata strumentalizzata».
Sono diciotto, ha reso noto Ferrovie dello Stato, le stazioni occupate in tutta Italia dagli studenti. L'ultima a essere invasa è stata quella di Lecce, dopo che gli studenti avevano occupato poco prima la stazione Termini a Roma al grido di «Fermiamo i treni». Fra cori, striscioni e fumogeni, sono stati occupati una decina di binari. Nel corso della giornata treni fermi anche a Pisa Centrale (dalle 12.25), Torino Porta Nuova (14.45), Venezia Santa Lucia (16.00), Torino Porta Susa (16.10) e Milano Rogoredo (16.10). Le ripercussioni più consistenti al traffico ferroviario sono state registrate in tarda mattina nelle stazioni di Padova, per i treni della linea Venezia-Milano e Venezia-Bologna, e a Pisa, per i flussi di traffico della direttrice Tirrenica e della linea Firenze-Pisa.
A Venezia, invece, la protesta corre sul canal Grande, mentre a Bari gli studenti hanno puntato al teatro Petruzzelli per srotolare uno striscione dall'interno dell'edificio. A Milano lancio di uova contro la Cattolica. Nella giornata che segna il via libera della Camera al ddl di riforma dell'università non si placano, dunque, le polemiche. Anche se il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini ha incassato un applauso del Consiglio dei ministri sulla riforma. Il voto finale è previsto entro stasera. Diranno sì Pdl, Fli e Lega. Annunciato con certezza, invece, il no di Pd, Udc e Idv, mentre i rutelliani dell'Api dovrebbero appoggiare il testo come già avvenuto al Senato. Si aspetta il sì anche dall'Mpa, il Movimento per l'autonomia.
Intanto il testo ha affrontato un percorso a ostacoli in aula alla Camera, dove il Governo è stato battuto due volte. La prima durante il voto sull'emendamento del deputato finiano Fabio Granata: prevede che per determinare gli assegni di ricerca la commissione accademica in carica possa avvalersi di esperti esterni "senza oneri aggiuntivi" a carico dello Stato (il testo auspicato dalla maggioranza prevedeva, invece, "nuovi o maggiori oneri"). Qualche ora dopo l'assemblea ha approvato tre emendamenti identici di Fli, Api e Pd su cui esecutivo e Commissione avevano espresso parere contrario. In pratica é stata abolita la cosiddetta clausola di salvaguardia inserita nella riforma Gelmini che prevedeva che il ministro dell'Istruzione provvedesse «al monitoraggio degli oneri» dell'articolo del ddl riguardante gli articoli di ricerca e riferisse in merito al ministro dell'Economia.
Stamattina è stato anche approvato il sub-emendamento del governo "anti-parentopoli". In base alle informazioni del Sole24Ore.com prevede nelle assunzioni per chiamata di ordinari e associati l'esclusione dei consanguinei dei professori appartenenti al dipartimento o alla struttura che effettua la chiamata, ma anche di rettori, direttori generali e consiglieri di amministrazione fino al quarto grado di parentela (per esempio cugini e zii). «La soluzione trovata é equilibrata», ha commentato il finiano Granata. Critica, invece, l'Idv che giudica il sub-emendamento del governo «gattopardesco». Tanto che per protesta il partito di Di Pietro ha ritirato il proprio emendamento contro la formazione di "dinastie" dentro le università, fatto proprio da Lega e Fli. Il dibattito in aula si svolge in una città blindata: fuori dal palazzo camionette delle forze dell'ordine impediscono l'accesso a Montecitorio dei manifestanti.
Fra le polemiche è stato anche approvato l'emendamento sull'assunzione di professori associati voluto da Fli e appoggiato dal governo. Stabilisce l'assunzione di 1.500 associati all'anno per gli anni 2011, 2012, 2013. Ma é scontro fra maggioranza e opposizione sull'emendamento. «Nella legge il contingente di 1.500 associati non é specificato - dice Manuela Ghizzoni del Pd - lo ha ipotizzato il ministro. E poi non é per i giovani, ma per la progressione di chi é già dentro».
Se in favore del ddl Gelmini si sono schierati oltre 400 professori universitari, sottoscrivendo un appello promosso dalla fondazione pidiellina Magna Carta («Difendiamo l'università dalla demagogia»), è invece partito all'attacco del provvedimento il leader di Sinistra ecologia libertà, Nichi Vendola. «La Gelmini - dice il leader di Sel - insieme a Tremonti annuncia in pompa magna che arriverà un miliardo di euro. E i fondi del finanziamento ordinario del 2010 quando arriveranno negli atenei italiani? Avete capito bene: non parlo dei fondi per il 2011, ma di quelli del 2010 che a dicembre di quest'anno non sono stati ancora ripartiti e inviati agli atenei». Per Vendola è «una vicenda di un'enormità clamorosa, nel silenzio generale».
Tornando al fronte delle proteste a Milano lanci di uova contro una delle sedi dell'università Cattolica di Milano, in via Carducci, sede dello studentato internazionale. Dal corteo sono partiti anche una serie di cori che contestavano il finanziamento delle scuole private. A Napoli dal corteo degli studenti delle scuole medie superiori e universitari sono stati gettati sacchetti di immondizia davanti all'ingresso del palazzo della Provincia di Napoli e il lunotto posteriore di un'auto della polizia è stato sfondato dai dimostranti dinanzi all'ingresso della Questura in via Medina. A Venezia, nel centro storico, sulla terrazza di Palazzo Cappello che si affaccia sul Canal Grande, si sono alternati ricercatori, precari e studenti. Sulla facciata è stato steso lo striscione «Ddl Gelmini no riforma sì», scritto in rosso e blu come la vecchia matita per correggere i compiti in classe. Verso il tetto, invece, è comparsa su un lenzuolo bianco la scritta che recita «difendiamo la ricerca». A Udine è stata messa in scena una «fucilazione» simbolica del diritto allo studio.