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Questo articolo è stato pubblicato il 01 dicembre 2010 alle ore 08:28.
L'Interpol ha spiccato un mandato di arresto internazionale contro Julian Assange, fondatore del sito internet Wikileaks, ricercato dalla Svezia nell'ambito di un'inchiesta per «stupro e aggressione sessuale». Lo ha confermato alla France presse un portavoce della polizia internazionale.
La «richiesta di mandato di arresto a fini di estradizione» è stata ricevuta dall'Interpol il 20 novembre scorso dalla Svezia ed è stata diffusa nei 188 Stati membri dell'organizzazione della polizia internazionale. Ieri, Assange ha presentato ricorso alla Corte suprema svedese contro il mandato di arresto, spiccato dalle autorità per interrogarlo su «ragionevoli sospetti di stupro, aggressione sessuale e coercizione», su fatti che risalgono allo scorso agosto. Il team di avvocati che difende Julian Assange, nei confronti dei quali la procura svedese ha spiccato un mandato di arresto, ha presentato ieri appello alla Corte Suprema di Stoccolma contro la misura. La decisione della Corte è attesa «nelle prossime ore, ma non escludo l'inizio della prossima settimana», fanno sapere fonti del tribunale.
L'attacco informatico subito ieri da Wikileaks è tra i più potenti mai registrati sinora. Lo scrive il Washington Post citando esperti americani. «Ha avuto una potenza 28 volte superiore alla media di questo tipo di attacchi negli ultimi anni», stima una azienda statunitense del settore. Altri esperti hanno evidenziato ieri che la potenza è stata 100 volte superiore agli attacchi lanciati nel 2007 in Estonia. Il sito di Wikileaks, hanno riferito i responsabili, è tornato online ieri dopo qualche ora grazie all'aiuto del servizio di affitto-server di Amazon.
L'attacco DDos non è stato «rivendicato».