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Dal Terzo polo una mozione comune contro Berlusconi. Per la Lega un errore politico

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2010 alle ore 12:34.

Il terzo polo approda a una mozione comune contro il premier dopo il vertice di stamane con Fini, Casini e Rutelli, cui si sono aggiunti anche il leader dell'Mpa, Raffaele Lombardo, e l'esponente dei Liberaldemocratici, Italo Tanoni. E dall'estero, dove è volato per partecipare a una serie di impegni internazionali, Silvio Berlusconi bolla subito la strada intrapresa dagli ex alleati. «La mozione dei centristi? È da irresponsabili. È necessario mantenere la stabilità in Italia. In questa condizione continuo a lavorare nell'interesse del Paese».

Dopo l'incontro con Casini e Rutelli il presidente della Camera ha riunito i suoi a Montecitorio per esaminare la mozione e farla sottoscrivere dai suoi parlamentari. Secondo quanto risulta al Sole24ore.com, la mozione è stata firmata da tutti i presenti alla riunione (compresi i moderati, tra cui Silvano Moffa e Giuseppe Consolo). Al momento l'unico in stand-by è Giampiero Catone, che non ha partecipato alla riunione e che sarebbe in procinto di tornare nelle fila del Pdl. Catia Polidori, che aveva manifestato delle perplessità, ha invece incontrato Fini nel pomeriggio e firmato la mozione. Fli è dunque compatta in questa fase. «Le firme dimostrano che la fiducia alla Camera non c'è», è il ragionamento fatto da Fini con i suoi. Mantenere «l'assetto governativo che c'è adesso è un lusso che l'Italia non può permettersi. Anche se si andasse a votare, ma io non lo credo, abbiamo qualche motivo in più per fare capire a Berlusconi che lui le elezioni non le vince. E comunque - avrebbe confidato ancora l'ex leader di An ai suoi fedelissimi - spero che la nostra mozione eviti il voto del 14».

Il terzo polo prova a dare quindi la spallata decisiva al premier. E, nella nota congiunta firmata al termine della riunione da Fli, Udc, Api, Mpa e Libdem, si ribadisce «alla luce della
comprovata inadeguatezza dell'attuale esecutivo l'invito al presidente del Consiglio a dimettersi per facilitare l'apertura di una nuova fase ed evitare ulteriore logoramento politico e istituzionale e inutili manovre di palazzo». Il documento è stato sottoscritto anche dai due deputati Giorgio La Malfa e Paolo Guzzanti.

La scelta di Fini, Casini e Rutelli è stata subito bollata dalla Lega come «un grave errore politico». Il 14 dicembre, incalzano i capigruppo del Carroccio in Parlamento, Marco Reguzzoni e Federico Bricolo, «la Lega voterà coerentemente la fiducia al governo e al presidente Berlusconi. Sarà il giorno della chiarezza in cui ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità. E sarà anche il giorno in cui finiranno i giochi, le congiure e le riunioni di Palazzo». Mentre i maggiorenti del Pdl, da Fabrizio Cicchitto a Maurizio Gasparri, provano subito a smontare i numeri formulati dal capogruppo di Fli alla Camera, Italo Bocchino, che ha parlato di 317 deputati pronti a sfiduciare il Cavaliere, sommando le firme della mozione di oggi e di quella già depositata da Pd e Idv. Il portavoce di Fini, Fabrizio Alfano, ha comunque ribadito in una nota che, come da prassi istituzionale, il presidente della Camera non prenderà parte al voto. «Fino al momento del voto del 14 dicembre sono lecite tutte le previsioni tranne ipotizzare che il presidente della Camera partecipi alla votazione»

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«C'è una convergenza ampia e solida», aveva commentato il leader dell'Api, Francesco Rutelli lasciando stamane la riunione convocata nello studio di Fini. Anche Rocco Buttiglione (Udc), uscendo dal confronto, aveva assicurato che c'è «una forte convergenza di vedute comuni» sulla presentazione di una mozione di sfiducia a Berlusconi. Mentre dall'Idv era arrivato l'impegno dei dipietristi ad appoggiare la nuova iniziativa. «Per il solo tempo del battito d'ala di una farfalla siamo pronti a votare qualsiasi mozione di sfiducia al governo», aveva fatto sapere il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro. «Nel "palazzo" sono partite le trattative di coloro che vogliono mantenere la poltrona. Vedremo. Noi siamo pronti. Vogliamo stanare coloro che il sabato annunciano il crollo dell'impero e il lunedì se ne dimenticano». (Ce. Do.)

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