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Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2010 alle ore 16:27.
Dopo tante ipotesi e una ridda di congetture che davano la legge in procinto di essere abolita, a settembre finalmente la Cina ha annunciato che la controversa legge sulla pianificazione famigliare cinese, meglio nota come "politica del figlio unico", continuerà a restare in vigore per il prossimo futuro.
In realtà, però, questa politica non è più applicata alla stragrande maggioranza della popolazione. È difficile ottenere cifre esatte, ma i media cinesi calcolano che giacché nel 2007 le restrizioni sono state applicate in modo elastico in molte aree del paese, soltanto il 36 % dei cinesi vive in aree nelle quali tale legge è ancora in vigore.
Probabilmente il loro numero è ancora più basso, e le eccezioni ormai costituiscono la regola. In alcune città, per esempio, alle coppie è consentito avere un secondo figlio se entrambi i genitori sono figli unici, e chiaramente dopo trent'anni di politica del figlio unico il loro numero è in costante aumento. La restrizione non si applica neppure alle 55 minoranze della Cina, che complessivamente rappresentano l'8 % della popolazione.
Nelle vaste aree urbane nelle quali la legge del figlio unico è ancora in vigore, i livelli di reddito sempre più alti rendono irrilevante il provvedimento, in quanto i genitori sempre più benestanti scelgono semplicemente di pagare le multe (che sono calcolate in funzione di una percentuale del reddito del nucleo famigliare, ma non sempre sono riscosse) o di corrompere i funzionari compiacenti. Altra opzione molto gettonata è quella di recarsi a partorire a Hong Kong, dove questa legge non è applicata.
Sin da quando fu promulgata nel 1979 per porre rimedio alle disastrose politiche di incentivazione delle nascite voluta da Mao Zedong durante il Grande Balzo in Avanti, la politica del figlio unico ha avuto un impatto impressionante sulla Cina e ha portato alla crisi, di natura del tutto particolare, che vive oggi il paese. Oggi in Cina esiste una sovrabbondanza incredibile di 32 milioni di uomini rispetto alle donne, a causa della preferenza per i figli maschi, e vi è un tasso di fertilità che si aggira sull'1,5 figli per donna, al di sotto del livello minimo necessario a garantire il ricambio generazionale. Tra venti anni, dunque, il 30 % della popolazione urbana in Cina sarà costituito da anziani e, a meno di allentare tale politica, il paese pare avviarsi a una discrepanza demografica che renderà il baby boom americano un fenomeno di poco conto.