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Napolitano: nessuno è in grado di prevedere come finirà la crisi politica

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2010 alle ore 11:56.

Non formula alcuna previsione in vista dello showdown della maggioranza. «Il seguito nessuno è in grado di prevederlo - afferma il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, al termine della visita alla pinacoteca di Brera a Milano - . Può farlo solo chi ha una speciale sfera di cristallo. Non credo ci sia un nesso tra la conclusione dell'iter della legge di stabilità e la crisi politica. Adesso si apre un altro capitolo (la crisi politica, dopo quello sull'approvazione della legge di stabilità, ndr) vedremo insieme come andrà a finire».

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Il Quirinale dunque non si sbilancia, ma è evidente che il presidente della Repubblica segue con attenzione gli sviluppi della crisi. Nessun intervento diretto, come ha più volte chiarito il Colle, che si limita a osservare a distanza le mosse dei vari contendenti. Un aspetto, però, Napolitano quando si compiace del voto definitivo con cui il Senato ha approvato definitivamente la legge di stabilità, rispettando peraltro l'indicazione espressa proprio dal Quirinale. «Siamo riusciti a farlo - ha spiegato Napolitano - perché era interesse generale del paese chiudere questa fase. Era essenziale per dare il senso di un forte impegno per la stabilità finanziaria dell'Italia in un quadro europeo così perturbato».

Eccola la preoccupazione in cima ai pensieri del capo dello stato: il timore che la crisi possa investire anche l'Italia indebolità dallo scontro politico e dall'incertezza legata al voto di fiducia. Berlusconi, secondo gli ultimi rumors di palazzo raccolti dal Sole24ore.com, è ancora convinto di presentarsi all'appuntamento del 14 dicembre, ma le colombe di entrambi del Pdl e di Fli sono al lavoro per tentare il tutto per tutto. Sul tavolo ci sono sempre le dimissioni del premier considerate una tappa obbligata da Gianfranco Fini e dai suoi per arrivare a un Berlusconi-bis.

E oggi l'ex viceministro Adolfo Urso è tornato a scandire le condizioni di Fli. «Per noi il problema non è Berlusconi: il problema è politico. Il prossimo Governo lo può anche guidare Berlusconi purchè ci siano le riforme che servono agli italiani». Berlusconi, aggiunge il coordinatore nazionale di Fli, «venga in Parlamento e parli al Senato, alla Camera, faccia un discorso riformista, dica la verità, non nasconda la realtà sotto il tappeto e prima del voto apra una nuova stagione».

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Ma il Pdl continua a far quadrato attorno al premier. Così prima il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, bacchetta Fini e lo invita a riflettere «sugli interrogativi da lui stesso provocati». Se il 14 dicembre, attacca l'esponente pidiellino, «in Parlamento unisse i suoi voti a quelli della sinistra per votare la sfiducia a Berlusconi, al di là dei risultati numerici, che ci auguriamo del tutto positivi per il governo, entrerebbe politicamente nella logica e nel disegno del ribaltone». Poi è il turno della Lega che si schiera contro possibili manovre ribaltoniste e ribadisce la lealtà al Cavaliere. «Per noi non esiste alternativa a un esecutivo guidato da Berlusconi - dice il capogruppo del Carroccio a Montecitorio Marco Reguzzoni -. C'è chi vuole ribaltare il risultato del voto e alimenta le tensioni creando un clima incandescente nel paese. Noi rimaniamo ottimisti e fiduciosi: il 14 la manovra di palazzo è destinata a naufragare». (Ce. Do.)

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