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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2010 alle ore 18:54.
La Camera dei deputati come se fosse una seduta di Wall Street. Come se fosse una delle giornate di Borsa più nervose, esattamente come si definiscono in gergo gli alti e bassi repentini delle aziende quotate. Con i titoli di Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini che salgono e scendono alla velocità della luce, con la frenesia di un clic sul computer. In un certo senso, anche in questo caso c'entra lo scambio, c'entrano gli acquisti e vendite e contano i rumors e il clima che si crea attorno a un titolo. Così le voci si rincorrono per tutto il pomeriggio in Transatlantico: il premier convince Moffa, no Fini lo ha ri-convinto alla sfiducia. E sulla base di poche righe dettate dalle agenzie che scorrono sullo schermo di tutti i computer, si muovono le quotazioni di Berlusconi e quelle di Fini. Riunioni, telefonate, faccia a faccia, tutto ha alimentato il borsino di Montecitorio.
Fini veglia sulle sue colombe anche di notte
Ma soprattutto nel mirino è finita la tenuta della leadership di Gianfranco Fini: la presa sui suoi a tratti sembra traballare, costretto - com'è - a inseguire le sue "colombe". Poi si riprende. Ma è costretto a vegliare su di loro anche durante la notte che, per molti, presenta ancora insidie per gli uni e per gli altri. L'indice del governo sfiora comunque il punto più basso perché nella logica della finanza, come della politica, è l'incertezza il male peggiore. Ed è questo l'argomento forte del premier quando parla di sfiducia costruttiva: dopo di me cosa c'è? Questa è la domanda a cui nessuno oggi sa rispondere. E rende deboli tutti.