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L'instabilità politica è il peggior nemico dei mercati finanziari

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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2010 alle ore 18:06.

La tenuta dei conti pubblici nel pieno della crisi prima di tutto, nonostante l'enorme debito pubblico ereditato dai governi del "compromesso storico". Silvio Berlusconi rivendica nel suo discorso al Senato i meriti del governo e del suo ministro dell'Economia, che del resto sono stati da questo punto di vista riconosciuti venerdì scorso esplicitamente dal commissario europeo agli Affari economici Olli Rehn.

L'instabilità politica è il peggior nemico della stabilità chiesta dai mercati finanziari
Le aste dei titoli del debito italiano «procedono regolarmente», osserva il presidente del Consiglio, che tuttavia sa bene che proprio l'instabilità politica è il peggior nemico della stabilità e affidabilità richiesta dai mercati finanziari. Si cammina su un crinale molto sottile. Berlusconi ovviamente elenca quel che il governo ha fatto in questi due anni e mezzo, a partire dal federalismo fiscale e cita il piano per il Sud, l'avvio dei tavoli di confronto sulla riforma fiscale.

Il premier apre alle proposte per lo sviluppo di Confindustria e sindacati
Poi apre alla discussione sulle proposte in direzione dello sviluppo avanzate da Confindustria e sindacati, fino a spingersi a mostrare attenzione a quanto ha suggerito «il partito liberale in ordine alle privatizzazioni».

Gli scenari per le riforme economiche del dopo voto
Punta a un rinnovato percorso di legislatura, il premier, ma la partita si annuncia molto complessa. Quale che sia l'esito del doppio voto di fiducia atteso per domani, la crisi politica apertasi nella maggioranza che ha vinto le elezioni nell'aprile del 2008 è nei fatti. In caso di fiducia, ancorchè limitata, i finiani passeranno all'opposizione e a quel punto sarà molto complesso far passare alla Camera un qualsivoglia provvedimento economico. Diversa sarebbe la situazione qualora si aprisse, come chiede Fli e l'Udc una "fase nuova" che preveda comunque le dimissioni del premier per ottenere un eventuale reincarico da Giorgio Napolitano. È del tutto evidente che solo un governo nella pienezza dei suoi poteri, sostenuto da un'ampia maggioranza parlamentare, potrebbe affrontare l'eventuale, malaugurata eventualità che anche l'Italia, dopo Grecia, Irlanda, Spagna e Portogallo finisca nel mirino della speculazione finanziaria. La legge di stabilità è passata senza eccessivi patemi d'animo: una risposta senz'altro positiva alle turbolenze che si agitano sui debiti sovrani.

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Punto di forza dell'economia l'alto tasso di risparmio
Opportunamente Berlusconi nel suo discorso ha citato quello che in verità si conferma come il vero punto di forza della nostra economia: l'alto tasso di risparmio privato, unito alla sostanziale stabilità del sistema bancario, la cui mission "conservativa" ha consentito di non esporre cittadini e imprese alle conseguenze perverse dei titoli tossici. Per il resto, si naviga a vista, nella constatazione che i prossimi impegni che attendono l'economia nazionale non possano essere più a lungo rinviati. Ne ha fatto cenno lo stesso Rehn nel corso della sua audizione alla Camera: non servirà una manovra aggiuntiva, ma il tasso di sviluppo resta in Italia molto debole, e occorrono vere e profonde riforme strutturali. Ecco di nuovo la questione di partenza: per questo, c'è bisogno di un governo che, ben al di la della pur complessa contingenza politica di questi giorni, lanci messaggi rassicuranti ai mercati, operi in fretta in direzione della crescita, prosegua senza indugi sulla strada del rigoroso controllo della spesa pubblica e sulla lotta all'evasione fiscale.

Alla Camera come a Wall Street: giornata nervosa con alti e bassi (di Lina Palmerini)

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