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Fibrillazione tra i futuristi dopo l'iniziativa di Moffa. Ma spunta un documento che ricompatta le colombe

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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2010 alle ore 15:54.

Un ultimo tentativo per salvare l'unità di Fli ed evitare l'astensione di Silvano Moffa e di alcune colombe di Fli, che potrebbe essere fatale per il fronte pro-sfiducia. ll tutto passando attraverso un documento steso proprio dal presidente della commissione lavoro a Montecitorio in cui si offre a Berlusconi una duplice exit strategy. La prima, secondo quanto risulta al Sole24ore.com, prevede le dimissioni del premier prima di arrivare al voto alla Camera ma dopo aver incassato la fiducia al Senato. Dove Fli, ed è questa la contropartita, si impegnerebbe ad astenersi. Da Berlusconi, però, arriva una netta chiusura. Non se na parla nemmeno. È una ipotesi che non esiste».

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C'è però un altro scenario che potrebbe essere prospettato a Berlusconi e fissa la seguente road map: il premier va alla conta anche alla Camera e se dovesse ottenere la fiducia i futuristi offrirebbero l'appoggio esterno sui singoli provvedimenti e soprattutto non passerebbero all'opposizione, come annunciato da Fini. Un duplice binario benedetto da Fini nel tentativo di recuperare Moffa e gli altri malpancisti e che è stato illustrato dalla stessa colomba finiana al premier durante il loro breve colloquio alla Camera.

Dunque Fli prova a ricompattarsi e stamane un falco come Carmelo Briguglio si era affrettato a minimizzare. «Il percorso è tracciato. La decisione sarà collegiale e io resto ottimista sul fatto che sarà presa con il consenso di tutti». Ma a 24 ore dal voto di fiducia (guarda la diretta) che segnerà le sorti di Silvio Berlusconi e dei suoi, il gruppo di Gianfranco Fini non è compatto. A incrinare il fronte pro-sfiducia è stato la colomba Silvano Moffa, artefice insieme al senatore pidiellino, Andrea Augello, dell'ultimo tentativo di mediazione tra i due cofondatori del Pdl. Moffa, insieme ad altri deputati di Fli, è tentato dall'astensione e già nei giorni scorsi aveva fatto intendere di non condividere la richiesta di dimissioni di Berlusconi avanzata dai futuristi. Mentre i senatori, per ora, sembrano compatti sul voto di sfiducia, malgrado le perplessità espresse stamane da Francesco Pontone.

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La mattinata si è così trasformata in una girandola di incontri. Con Fini che ha inviato i suoi ambasciatori, Adolfo Urso e Andrea Ronchi, nell'ufficio di Moffa, dove si sono poi riunite alcune delle colombe di Fli, per cercare di convincere il presidente della commissione Lavoro di Montecitorio a tornare nei ranghi. Poi il pranzo chiarificatore tra Fini e i moderati di Futuro e libertà al termine del quale nessuno azzarda previsioni. «La giornata è lunga e anche la notte. E la notte porta consiglio», taglia corto Urso parafrasando l'appello rivolto da Berlusconi ai senatori di Fli nel corso della replica al Senato. E ora Moffa è di nuovo a colloquio con Fini, Urso, Ronchi e il capogruppo di Fli alla Camera, Italo Bocchino.

Il pressing su quest'ultimo è dunque fortissimo e non arriva solo dalle fila futuriste. Stamane, infatti, a "marcare" il deputato finiano ci ha pensato il combattivo senatore Augello che ha redatto con lui la lettera inviata nei giorni scorsi a Berlusconi e Fini. Ieri, poi, anche il premier si sarebbe fatto sentire direttamente con Moffa dopo aver espresso pubblicamente apprezzamento per la sua iniziativa.

Ma Moffa non è l'unico a mettere in discussione la linea intransigente di Fli. Anche l'ex sottosegretario Maria Grazia Siliquini ha annunciato al pari del collega che non parteciperà alla riunione convocata stasera dal presidente della Camera per decidere le prossime mosse. E, sulle stesse posizioni di Moffa, si trovano anche Catia Polidori, Carmine Patarino, Luca Bellotti e Roberto Menia. Mentre un'altra colomba, l'avvocato Giuseppe Consolo, che pure condivide le perplessità di Moffa, è impegnato in queste ore nella delicata opera di ricucitura del fronte futurista. Difficile per ora fare previsioni, quel che è certo però è che Moffa e gli altri deputati moderati proveranno a lasciarsi le mani libere in vista del voto di domani. Sul cui esito potrebbero davvero risultare cruciali.

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